Messina – “Questa indagine ha dimostrato l’esistenza di quello che chiamiamo il welfare mafioso. Ovvero la capacità delle organizzazioni mafiose di imporsi sul territorio anche procurando lavoro o decidendo a chi darlo, attirando a sé anche il consenso di chi decide di schierarsi con queste organizzazioni che sono un vero e proprio antistato”. Così Vicenzo Nicolì, direttore del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine Polizia di Stato, commenta (intervista nel video) l’operazione antimafia scattata ieri a Barcellona con 15 arresti ( leggi qui nomi e particolari).
Al centro dell’indagine ci sono infatti i fratelli Salvatore e Domenico Ofria, considerati elementi di spicco del clan di Barcellona, le rispettive mogli e i figli, accusati di aver continuato a gestire l’impresa di famiglia malgrado le condanne e soprattutto le confische. La rivendita Bellinvia, intestata alla madre di Salvatore, è sotto confisca dal 2011 ed affidata allo stesso amministratore giudiziario.
Ma nel 2019, scrivono i giudici, uno dei loro dipendenti accusati di un furto nella rivendita di pezzi di ricambio è stato costretto dagli Ofria a dimettersi, non è stato licenziato dall’amministratore giudiziario incaricato. Sempre gli Ofria, in particolare Salvatore, insieme ad Angelo Munafò e tramite Paolo Crinò, imponevano alle altre ditte di non assumerlo.
Ancora nel 2023 e fino all’estate del 2024, documenta l’inchiesta ed è questa l’accusa, in sostanza, per la famiglia, gli Ofria gestivano l’impresa di fatto, in tutto e per tutto. E’ agli Ofria, padri o figli, che i dipendenti consegnano gli incassi della rivendita e relazionano sull’andamento dello “sfascio”, uno dei più grossi della provincia messinese. Sono gli Ofria a frequentare quasi quotidianamente la rivendita e a volte a vendere i pezzi direttamente ai clienti. E’ Luisella Alesci, moglie di Salvatore, a continuare ad adoperare l’auto aziendale alla fine del 2023 pur non essendo più formalmente dipendente ed a continuare ad occuparsi dell’amministrazione.
La gestione dell’azienda, intestata alla madre Carmela Bellinvia, era stata al centro di una udienza in Corte di Cassazione lo scorso ottobre. La Suprema Corte aveva annullato la confisca chiedendo ai giudici di rivalutare il presupposto del sequestro approfondendo l’effettiva mafiosità dei familiari del pregiudicato Salvatore Ofria. Questa inchiesta, relativa a fatti del 2019 e del 2024, apre una nuova pagina giudiziaria sugli affari del gruppo e conferma le accuse formulate negli anni dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina.
E’ Marco Chiofalo il nuovo collaboratore di giustizia barcellonese che ha confermato agli investigatori come gli Ofria continuassero a gestire le imprese. Legato a Giuseppe Ofria, figlio di Salvatore e nipote del reggente Sam Di Salvo, recentemente “dissociatosi” da Cosa Nostra barcellonese, Chiofalo era dipendente della ditta Bellinvia all’inizio del decennio scorso ed è stato arrestato con Giuseppe Ofria nel blitz Gotha 5 nel 2015.