Un altro mese è trascorso, un altro anno sta per finire, ma sul fronte dell’occupazione suolo pubblico per gli impianti pubblicitari a Palazzo Zanca è ancora tutto letteralmente paralizzato. L’ultima volta che si è parlato di questo delicato e “costoso” argomento risale allo scorso 12 novembre, quando nel giorno nero di gettonopoli il Consiglio comunale decise di riesumare la famosa delibera che la presidente Emilia Barrile aveva presentato un anno fa per provare a mettere ordine in quello che fin dal principio abbiamo ribattezzato come il far west degli impianti pubblicitari, poiché dal 1 gennaio 2012 non ci sono regole, non ci sono canoni e tariffe e in pratica le aziende del settore possono operare in massima libertà senza che il Comune possa incassare un euro dal canone per il suolo pubblico.
Ricordiamo infatti che servono urgentemente le nuove tariffe: a dettare la linea c’è la sentenza del Cga del 9 luglio 2014 che cassa totalmente la parte del regolamento Cosap del 2011 che stabilisce che per calcolare il canone di occupazione suolo per gli impianti si debbano tenere in considerazione i metri lineari della proiezione a terra piuttosto che i metri quadrati che effettivamente quantificano l’area occupata. La delibera Barrile andava proprio in questa direzione, ma si è dovuta fermare di fronte alla grande confusione creata dai pareri discordanti resi dai dirigenti comunali, soprattutto quello del ragioniere generale Cama e dei revisori dei conti che si sono espressi negativamente sulla possibilità di abbassare le tariffe perché questo comporterebbe un ostacolo al rispetto degli impegni che il Comune ha assunto siglando il Piano di riequilibrio.
Quel giorno la Barrile ritirò la sua delibera di fronte all’impegno solenne dell’amministrazione Accorinti di presentare entro fine anno un nuovo regolamento sul suolo pubblico, impegno sollecitato da molti consiglieri comunali che in questi mesi hanno sempre tenuto accesi i riflettori sui danni provocati dalla deregulation che regna nel settore dell’occupazione suolo, in particolare se si parla di impiantistica pubblicitaria. Nel frattempo però è calato il silenzio. E pochi giorni fa i consiglieri hanno dovuto scoprire che da parte del dirigente del Dipartimento Patrimonio Natale Castronovo, ormai circa un mese fa, era stata scritta l’ennesima nota durissima indirizzata a tutti gli inquilini di Palazzo Zanca, dal sindaco Accorinti, al segretario generale, passando per consiglieri e revisori dei conti. Una nota di sollecito che si va ad aggiungere a molte altre già firmate dal dirigente, una nota in cui Castronovo scrive senza mezzi termini che «il protrarsi della vacanza di una tariffa Cosap produrrebbe certamente danno alle casse comunali». Nulla di nuovo in realtà, considerato che si discute di Cosap almeno dal novembre 2014. Ad oggi però Castronovo, nel chiedere di adottare con la massima urgenza le necessarie iniziative per chiudere la vicenda, si chiede quale possa essere la soluzione di fronte ad una vicenda che sembra senza via d’uscita. Da un lato c’è infatti il Cga che ha stabilito che la nuova tariffa deve essere inferiore ad un livello di ragionevolezza rispetto a quella inserita nel regolamento del 2011. Dall’altro c’è il ragioniere generale che sostiene che questo presupposto determinerebbe minori entrate per l’Ente, non considerando però che, scrive Castronovo, «negli ultimi 15 anni si registrano entrate irrisorie e contenzioso tanto corposo quanto improduttivo». Il dirigente non esita a scrivere che ad oggi non si comprende quale potrebbe essere la tariffa che riscontri il parere favorevole del ragioniere e nel contempo rispetti le indicazioni del Cga. Un dato è assolutamente certo: ci si trova di fronte ad un corto circuito che continua a far perdere almeno 1 milione di euro annui alle casse comunali. Se, infatti, Cama teme minori entrate ad oggi è accertato che non entrate non ce ne sono per niente. La risposta dovrebbe arrivare dall’amministrazione che attraverso l’assessore Pino ha promesso un nuovo regolamento. Quando arriverà però evidentemente non è dato saperlo.
Francesca Stornante