Allarmanti i dati Cgil: contro la disoccupazione giovanile si punta sull’impresa

Puntare su lavoro è impresa. Sono le conclusioni tirate da Giuseppe Santalco a seguito della pubblicazione degli allarmanti dati su economia e occupazione, pubblicati dalla Cgil. La dilagante crisi economica che ha ormai aggredito in modo dilagante l’intera Europa, manifestando le sue ripercussioni negative sul nostro Paese, è ancor più avvertita all’interno delle regioni.

Le stime effettuate dai sindacati dipingono una nazione ormai allo stremo, prossima al baratro del collasso strutturale della sua economia. Si calcola che solo nel 2076 potrebbero tornare ad essere garantite le 25.026.400 unità di lavoro standard.

Situazione di stallo che si riverbera con maggiore prepotenza su quelle realtà economiche sin da sempre più fragili, predisposte, dunque, ad accusare maggiormente i colpi delle traballanti contingenze. Ai primi posti tra queste, proprio le Regioni meridionali, tra le quali la Sicilia e, in primis, la città di Messina, non fanno certo eccezione.

Si registra, infatti, che nella nostra città la disoccupazione giovanile sfiori il 41,6% – numero ancor più inquietante se si considera che la drammatica media nazionale si attesta comunque all’inferiore percentuale del 37% – in forte crollo, poi, anche fatturato e produzione industriale.

Ma proprio da qui – afferma Santalco – deve nascere quello spirito di rivalsa che consenta di ribaltare le sorti scuotendo dalla paralisi attuale e fornendo nuovi stimoli per il rilancio. Imprescindibile una politica che opti per il dedicare maggiore attenzione al potenziale cittadino, ottimizzi le risorse e bandisca gli sprechi, azzerando gli elevati costi del clientelismo e delle politiche assistenziali.

Sotto accusa anche il farraginoso apparato burocratico che dovrebbe, invece, essere sostituito da più servizi dedicati alle imprese e dall’elargizione di input fiscali legati alle politiche di incremento dell’occupazione delle più giovani leve generazionali sul territorio. Obiettivo finale, quello di dar modo alle imprese di muoversi sulle proprie gambe, recidendo il cordone ombelicale che le lega ai sussidi di turno e consentendo loro di riappropriarsi del ruolo di volano di crescita che le ha sempre caratterizzate.