Tra domani e dopodomani partiranno più di 20 mila avvisi per riscuotere Imu e Tasi non pagate nel 2014. Le buste sono pronte, gli evasori si rassegnino a ricevere gli avvisi che il Comune di Messina ha preparato per riscuotere una somma che supera i 20 milioni di euro non versati nel 2014.
All’appello mancano 17,4 milioni di euro di Imu e 2,6 milioni di Tasi. Solo per il 2014. Il dato che però dovrebbe far maggiormente riflettere è che a pesare moltissimo sono le cosiddette “persone giuridiche” che non pagano. Cioè banche, assicurazioni, associazioni, fondazioni, industrie, supermercati, società, centri commerciali, hotel, alberghi, negozi. Sono almeno 1300 a non essere in regola con i tributi locali. Addirittura, almeno 50 di loro non hanno pagato un Imu superiore a 50 mila euro.
Sono solo alcuni dei numeri snocciolati oggi in conferenza stampa dal sindaco Cateno De Luca, insieme al consulente Roberto Cicala e al dirigente del Dipartimento Tributi Antonio Cama. Numeri che rappresentano il risultato dell’azione massiva di accertamento sugli evasori che l’amministrazione De Luca ha avviato già un anno fa e che adesso inizia a entrare a regime grazie anche a un lavoro costante che gli uffici hanno iniziato a fare per arrivare ad una banca dati dei contribuenti completa e soprattutto incrociata.
L’analisi parte proprio da un anno fa. Il quadro di partenza era la consapevolezza di una somma che si aggira sui 17-20 milioni annui che il Comune perde perché non solo in troppi non pagano Imu e Tasi, ma anche perché non si procedeva con un recupero di massa. Nell’agosto 2018 iniziò questa attività di accertamento che portò a 27 mila avvisi emessi per il 2013. Non c’era però una banca dati aggiornata e dunque furono poi 12.500 quelli effettivamente corretti. Un numero comunque significativo, ci ha tenuto a precisare il sindaco.
Il motivo lo ha spiegato facendo il confronto con quanto era stato fatto negli anni precedenti. Per esempio nel 2017 erano stati solo 2 mila gli avvisi mandati per recuperare le imposte non versate. Andando a ritroso ancora meno. Un danno erariale importante, ha sottolineato De Luca. Con l’azione fatta dalla sua amministrazione nel 2018 sono rientrati in cassa circa 3,8 milioni di euro di Imu. Tra il 2013 e il 2017 invece si era recuperato in media circa 1 milioni di euro l’anno.
«Questo dimostra che fino al 2017 si faceva un accertamento parziale e discrezionale. Si selezionava solo una piccolissima quota di evasori per raggiungere il budget che serviva a chiudere i bilanci» ha detto De Luca. Invece adesso si va a tappeto. Anche se ci vorranno ancora 24 mesi di lavoro per arrivare ad avere quella banca dati che consentirà di avere tutti i dati incrociati su ogni singolo contribuente. Nel frattempo però l’obiettivo dichiarato è di non perdere più tempo per non rischiare di far decorrere i termini della prescrizione e di dire addio così a somme importanti per le casse comunali.
Quindi adesso si sta procedendo a recuperare Imu e Tasi non pagate nel 2014. Tornando agli evasori, De Luca e Cicala hanno spiegato che il tasso di evasione a Messina è in linea con la media nazionale. L’anomalia però riguarda proprio la tipologia di evasori.
«Il 52% di evasori non ha nulla a che vedere con le difficoltà economiche. Non è vero che a Messina l’evasione è frutto di disagio socio-economico». Per dimostrarlo ecco i numeri del 2014 sui 17 milioni di Imu che mancano: ci sono società finanziarie che non hanno pagato per 1,8 milioni di euro. Ci sono attività commerciali che devono quasi 4 milioni. Ci sono hotel e agenzie che non hanno versato almeno 400 mila euro. In totale sono circa 1300.
Poi ci sono le famiglie, poco meno di 11 mila: su questo fronte almeno 8 milioni si devono recuperare dall’Imu non pagata e altri 2,6 milioni dalla Tasi.
All’appello manca l’altro famigerato tributo: la Tari. In questo caso i dati sull’evasione saranno ancora più dilaganti. E De Luca ha annunciato un report sulla tari per la fine del mese.
Di fronte a questa azione di lotta all’evasione il sindaco pone come obiettivo quello di arrivare a una sorta di Certificato di Regolarità contributiva che servirà per definire le posizioni di ogni contribuente ed eventualmente di porre fine a qualunque tipo di rapporto con il Comune se si è inadempienti. Per le famiglie e i soggetti in difficoltà ci sarà il baratto amministrativo. Per imprese, aziende, attività che non si mettono in regola si studieranno delle azioni.
Francesca Stornante