Messina – La mafia barcellonese riesce a far entrare in carcere tutto quello che vogliono i carcerati del clan: dalla droga ai cellulari per comunicare con l’esterno. Non soltanto nella struttura circondariale “Madia” di Barcellona ma anche nelle altre strutture siciliane. Lo conferma l’ultima operazione antidroga dei Carabinieri sfociata nei 112 arresti di martedì scorso. Tra loro ci sono infatti anche un agente penitenziario Francesco La Malfa (52 anni) e l’infermiere dell’Asp Luigi Enrico Pagano (46), entrambi residenti a Barcellona, dove erano in servizio in carcere durante il periodo dell’inchiesta, adesso entrambi dietro le sbarre ma da detenuti.
“E’ un fenomeno sempre più frequente non soltanto nelle strutture messinesi e che ci siamo trovati davanti anche in altre occasioni, non soltanto in questa indagine”, spiega il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Messina Vito Di Giorgio, che ha coordinato gli accertamenti affidati ai sostituti Francesco Massara, Veronica De Toni e Fabrizio Monaco.
Insomma in Sicilia sempre più facilmente droga e cellulari passano tra le sbarre delle celle, dall’esterno all’interno. A Barcellona persino, svela l’inchiesta, un detenuto aveva messo su una vera e propria organizzazione autonoma finalizzata al traffico di droga dall’esterno all’interno. “Qua è meglio che fuori…min…bei soldi ci sono”, confida Giuseppe Maiorana a un familiare durante un colloquio nel 2022.
A smantellare tutto sono stati i Carabinieri del Nucleo Investigativo e la Polizia penitenziaria. “Le misure sono state sempre finalizzate a evitare l’ingresso di quanto evidenziato nelle indagini, come telefonini e sostanze stupefacenti. Gli accertamenti hanno permesso di fermare l’attività perché a volte alcuni detenuti cercano di eludere i controlli”, ha spiegato il direttore regionale della Penitenziaria Gaetano Stella, che ha raccontato come la droga entrasse in carcere nei modi più svariati: nelle lasagne portate ai detenuti, nei pacchetti di sigarette, in bocca o nell’ano. I detenuti sono stati intercettati a spiegare ai familiari come portare la droga in carcere durante i colloqui, mentre i pentiti hanno svelato chi gestiva il traffico tra dentro e fuori e come funzionava, facendo poi i nomi dell’agente e dell’infermiere coinvolti. Entrambi sono stati poi intercettati e si è scoperto che avevano rapporti con la compagna di un detenuto che riforniva l’uomo di schede e telefoni cellulari e che partecipavano attivamente ai rifornimenti.
Gabriele Abbas, in carcere a Barcellona tra il 2022 e il 2023, rivela: “Ero detenuto insieme a Maurizio Iannello, subito si è sparsa la voce che in sezione era lui a comandare”. I parenti dei detenuti pagavano all’esterno lo stupefacente a Filippo Iannello, spiega Abbas, l’agente lo portava all’interno e qui lo spaccio veniva gestito dagli Iannello e da Filippo Biscari. Ogni settimana entravano 20, 30 grammi di cocaina, venduta 150 euro al grammo, e tra i 2 e i 3 etti di marijuana o hashish, smerciata a circa 30 euro al grammo. Il ruolo dell’agente penitenziario viene confermato agli investigatori anche da altri due detenuti ai quali nel 2021 gli investigatori sequestrano alcuni cellulari. Nel 2021 due detenuti vengono arrestati perché trovati coi cellulari e anche loro confermano il ruolo di agente e infermiere.