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In visita alla Real Cittadella, un tesoro tra erbacce e rifiuti. FOTO

MESSINA – Prima gli spagnoli, poi gli austriaci, poi i borbonici. Il 27 luglio 1860 Giuseppe Garibaldi entra a Messina ma, fino al 13 marzo 1861, cinquemila uomini erano asserragliati alla Real Cittadella. Dopo otto mesi a difesa della bandiera borbonica, la capitolazione, e, quattro giorni dopo, la proclamazione del regno d’Italia.

Lo ricorda una lapide marmorea dedicata nel 2011, in occasione del 150esimo anniversario, a Gennaro Fergola, generale dell’esercito del regno delle due Sicilie, “i fedeli combattenti che per nove mesi difesero con onore questa cittadella”.

Cittadella che è parte della storia di Messina e del regno borbonico, ultimo baluardo per i garibaldini. Fu l’esercito italiano a tenerla in buone condizioni fino al 1937, poi i danneggiamenti della seconda guerra mondiale. Porta Grazia, la porta monumentale, fu smontata nel 1961 e rimontata in piazza Casa Pia, dove si trova tutt’oggi.

Dei cinque bastioni angolari ne sopravvivono due intatti (il Santo Stefano e il San Diego), così come gran parte dell’intera struttura pentagonale. La Real Cittadella è oggi proprietà della Regione, bene vincolato dalla Soprintendenza su demanio marittimo gestito dall’Autorità Portuale. Quarto interessato il Comune di Messina, ma nessuno di questi enti è stato capace, negli anni, di mantenere uno stato dignitoso. Tra erbacce alte, rifiuti di ogni tipo, occupazioni più o meno abusive, lo scempio è consumato.

Le associazioni Fare Verde, Zda e Vento dello Stretto accendono periodicamente i riflettori sul monumento per farlo conoscere ai messinesi e sottolineare il paradosso di un gioiello abbandonato. Ieri hanno organizzato una visita guidata con il professor Franz Riccobono, presidente dell’associazione Amici del museo, che ha raccontato la storia della Cittadella e lanciato l’ennesimo appello alle istituzioni, affinché si muovano per il recupero.

“Dopo aver pazientato per decenni – ha detto – lo scorso 3 marzo, insieme ad Antonello Piccione (è il regista del film ‘Giostra’, appena uscito nelle sale, ndr), abbiamo presentato un esposto in Procura nella speranza di un intervento della magistratura. La Cittadella è in una condizione intollerabile per un paese civile. Finalmente di recente si è fatto un tavolo in Prefettura, durante il quale si è deciso almeno di far sgomberare gli abusivi e di abbattere i manufatti. Provate ad immaginare se una persona va al Colosseo e si ricava un ambiente, lo arrestano subito, qui invece è normale fare ciò che si vuole. C’è una evidentissima violazione della legge 1089 del 1939, perché c’è un monumento vincolato lasciato in condizioni assurde da chi dovrebbe tutelarlo. Un continuo rimpallo di competenze, questa è una vergogna cittadina. Basterebbe solo fare una grande opera di pulizia e si potrebbero consentire visite guidate per i messinesi e i turisti, sarebbe una risorsa straordinaria. Ma questa è la città dei monumenti abbandonati, come ad esempio il Castellaccio e i castelli Gonzaga e Matagrifone”.

Due anni fa la firma del Patto per la Falce ma il cronoprogramma è stato del tutto disatteso. Qualche timido intervento, segnale di speranza per il futuro: è stato finalmente abbattuto il vecchio inceneritore, altro simbolo della miopia di chi ha gestito la Zona Falcata, via i residui della Smeb, altre piccole demolizioni, al posto del campo rom c’è una villetta apprezzata dai cittadini, mentre la strada è stata riasfaltata e ha nuovi marciapiedi.
Ma per il recupero dell’area non basta, serve ben altro.

Lo strumento? Il piano regolatore portuale, che ha appena ottenuto il parere ambientale e dovrebbe essere approvato nei prossimi due mesi. Quello in vigore risale al 1953.

Nel frattempo, basterebbe dare un occhio di riguardo alla specificità della Real Cittadella, tesoro principe fra i tesori della Zona Falcata, sommersa dai rifiuti.

L’Università, intanto, sta analizzando i terreni inquinati. Prossimo passo è un progetto di bonifica, per il quale ci vorranno però molti soldi. 14 milioni sono previsti dal Patto per il Sud, ma bisogna rispettare la scadenza del prossimo 31 dicembre, tra undici mesi. Il via alla riqualificazione o l’ennesima occasione perduta?

(Marco Ipsale)