Diciamolo chiaramente: quella cifra, quegli 81 assenteisti all’Iacp su 96 dipendenti (pari all’84,3% dell’organico) è stata uno schiaffo per “gli altri”, per la Messina che lavora e per quella che soffre perché il lavoro non ce l’ha. Le immagini degli impiegati che timbrano il cartellino anche per i colleghi che vanno a fare shopping e poi a fine mese incassano regolarmente lo stipendio sono uno schiaffo a quelle centinaia di messinesi che in questo periodo piangono “lacrime e sangue” perché il lavoro non ce l’hanno, l’hanno perso, lo stanno perdendo, sono in ginocchio perché avanzano due, tre, sei mesi di uno stipendio sudato giorno per giorno. Pensiamo ai precari, ai disoccupati, agli inoccupati, ai cassintegrati, ai neolaureati con la valigia in mano, agli operatori dei servizi sociali o di Casa Serena, agli autisti dell’Atm, ai netturbini di Messinambiente. Pensiamo alle commesse pagate in nero, ai dipendenti del settore privato, negli uffici, nei negozi, negli studi professionali, nelle imprese, là dove se non sgobbi non entrano soldi perché qui non ci sono casse pubbliche senza fondo. E a volte se l’incasso è magro non importa se hai lavorato 12 ore perché quelli sono i soldi e devono bastare. Quel che fa paura nell’inchiesta della Guardia di Finanza è l’alta percentuale di assenteismo: stando a queste cifre l’Iacp si era tramutato in un Palazzo vuoto. Poi c’è la visione del posto pubblico, del denaro pubblico, della cosa pubblica, che non è più un “bene comune da tutelare” . Il fatto che il risanamento a Messina sia all’anno zero è da attribuire a decine di altre concause, ma è evidente che un ufficio deserto non aiuta. Vorrei conoscere quei 15 dipendenti su 96 che hanno onorato quel posto di lavoro, perché davvero oggi a Messina è diventato un bene raro e prezioso che dà senso e dignità ad ognuno di noi. Mentre la crisi sta divorando risparmi e speranze c’è chi si fa beffa della cosa pubblica e del fatto che proprio dagli uffici Iacp dipendono le speranze e la qualità della vita di almeno tremila famiglie. So bene che il posto pubblico non è mai stata una miniera dove ci si spacca la schiena, ma queste notizie fanno male anche solo a leggerle. Questi fortunati che hanno un posto sicuro, sono fortunati due volte perché hanno garanzie che derivano non solo dalla tredicesima, dai contributi ma anche da una solidità economica che ti mette al riparo dal finire nelle mani sbagliate se le banche non ti fanno prestiti perché non hai nulla da mettere sul tavolo, né una busta paga né una “garanzia”. Ecco perché questo malcostume indigna, perché è uno schiaffo a chi lavora con dignità, tra mille difficoltà, aggrappandosi con le unghie a quel poco che c’è, sapendo che l’unico tesoro che un uomo ha è nelle sue mani, è il suo lavoro.
Sulla vicenda il deputato regionale del Pdl Nino Germanà ha presentato un’interrogazione a Crocetta e all’assessore Bartolotta: “L’Iacp è sempre stato al centro di una logorante vicenda giudiziaria- scrive il deputato- e di un’estenuante guerra di ricorsi che hanno prodotto come risultato l’imbarazzante situazione emersa dall’inchiesta. Logiche clientelari hanno impedito la normale azione amministrativa. I lavoratori hanno perpetrato comportamenti biasimevoli, censurabili e dannosi per la comunità, pertanto è importante che la Regione predisponga meccanismi di controllo che pongano fine all’aberrante e dilagante assenteismo ed alla scandalosa gestione dell’Iacp”.
Sulle vicende interviene anche VivaMessina annunciando di voler presentarsi come parte civile qualora dai fatti emergano procedimenti giudiziari.
“Se chi ha un lavoro non sente l’esigenza di onorarlo e se c’è chi in un momento così complicato per la vita del Paese continua a lucrare sui fondi pubblici- scrive il presidente Ernesto Marcianò- è giusto che paghi e che i risarcimenti vengano consegnati a chi in questo momento soffre la situazione di emergenza Non è più tempo di parole ma di testimonianza civile. Non è sopportabile assistere agli scandali che quotidianamente leggiamo e che le forze dell’ordine e la magistratura devono perseguire senza che ne seguano posizioni politiche nette.
In seguito a quanto avvenuto all’Iacp e allo scandalo della formazione, l’associazione preannuncia che si costituirà parte civile ove queste vicende dovessero approdare nelle aule giudiziarie e s’impegna a devolvere quanto eventualmente ottenuto alle cause più strettamente legate alle emergenze sociali vissute dalla città”.
Rosaria Brancato