Messina – E’ prevista in primavera la sentenza del Tribunale di Messina per i sei tra dirigenti del Consorzio Autostrade Siciliane e imprenditori appaltatori coinvolti nell’inchiesta della Dia denominata Fuori dal Tunnel sui lavori nelle gallerie delle autostrade A20 e A18.
A fine del dibattimento, la pm Anna Maria Arena ha confermato le accuse per tutti e invocato ai giudici le condanne. Si torna in aula il 13 marzo per dare la parola ai difensori, gli avvocati Antonio Scarcella, Carmerlo Scillia, Nino Todaro e Vincenzo Alaimo.
Ecco le richieste dell’accusa: 7 anni e mezzo per l’ingegnere Angelo Puccia, 7 anni per Alfonso Edoardo Schepisi (entrambi dirigenti Cas all’epoca dei fatti), 6 anni per l’imprenditore Fabrizio Notari della Notari Luigi spa, 2 anni per Saverio Ferrazzano della Tindari scarl e della Capo d’Orlando scarl e Girolamo Ponzio, dipendente della ditta, 1 anno per Francesco Fundarò, suappaltatore dei lavori alla galleria Sant’Alessio. La procuratrice ha anche sollecitato la prescrizione dei primi tre capi d’accusa che sono, contestati a vario titolo, falso ideologico, truffa, corruzione e turbativa d’asta.
Dopo gli arresti, nel corso degli interrogatori di garanzia, sia i dirigenti del Consorzio che gli appaltatori si sono difesi rivendicando la regolarità delle procedure e respingendo in particolare l’ipotesi di corruzione.
L’operazione della sezione messinese della Dia è scattata nel luglio 2022 dopo gli accertamenti su alcuni appalti per i lavori alle gallerie, in particolare alla Tindari, Capo d’Orlando lungo la Messina-Palermo, e nella galleria Sant’Alessio sulla Messina-Catania. Lavori affidati malgrado ribassi anomali, in presenza di rilievi sul posto che segnalavano criticità, in cambio di assunzioni.
La prova di queste irregolarità, secondo la Procura di Messina, sta nelle carte sequestrate al Consorzio e nelle conversazioni telefoniche intercettate.