MESSINA – È il giorno fissato per il primo confronto tra il giudice e gli arrestati, nell’ambito dell’inchiesta sull’appalto per il servizio antincendio nelle gallerie del Cas. L’imprenditore Francesco Duca, il braccio destro Giuseppe Trifilò e l’ex dirigente del Consorzio Autostrade Gaspare Sceusa compariranno davanti al giudice per le indagini Monica Marino, la stessa che ha autorizzato il loro arresto su richiesta della Direzione antimafia. Accompagnati dai difensori, potranno decidere di rispondere e fornire la loro versione, o avvalersi della facoltà di non rispondere.
Particolarmente atteso l’interrogatorio di Sceusa, assistito dall’avvocata Francesca Bilardo insieme alla collega Elena Montalbano. Il dirigente è ai domiciliari malgrado sia in pensione, spiega il giudice, perché potrebbe comunque mettere a disposizione le sue conoscenze all’interno del Cas per favorire Duca. Potrebbe quindi chiarire la natura dei rapporti con l’imprenditore di Milazzo, che avevano soprannominato il dirigente come “Il Re Magio”.
A svelarlo sono state le tante microspie piazzate dagli agenti della Dia nell’auto di Duca e dei suoi più stretti collaboratori. Gli investigatori “ascoltavano” anche le sue conversazioni telefoniche. Ed è così che, tra il 2020 e il 2021, seguono la reazione dell’imprenditore all’annullamento del primo bando, revocato dal Cas. Intenzionato a voler comunque “blindare” anche il successivo bando, furioso per il decreto di annullamento, commenta con “i suoi” il comportamento dei politici messinesi. Così, si scaglia contro l’allora deputato regionale del Pd Franco De Domenico, firmatario dell’interrogazione parlamentare sul bando “incriminato”. E tira in ballo Vincenzo Garofalo, sostenendo che “c’è il suo zampino” nella vicenda.
Non risparmia Forza Italia. Si dice pronto ad andare da Micciché, e intanto “Se la vede Silvio”.