Messina – Ci sono tutti i passaggi che negli anni sono stati oggetto di “scontri” istituzionali, interrogazioni e approfondimenti giornalistici sul caso Nemo Sud, nell’inchiesta sfociata nell’avviso di garanzia per 9 indagati e il maxi sequestro per presunte irregolarità penali e casi di corruzione intorno al centro riabilitativo. A dare il via all’inchiesta dei Carabinieri è stata infatti la denuncia nel 2019 del professore Dattola, ma agli atti ci sono anche parecchie conversazioni telefoniche, intercettate da quella data e fino al 2021, che vedono interloquire praticamente tutti i protagonisti della vicenda.
Al centro dei sospetti degli inquirenti ci sono quindi profili già venuti alla luce, come la mancanza dei criteri per l’accreditamento, la disponibilità a titolo gratuito dei locali del Policlinico per 30 anni, i posti letto ricavati. Infine il ruolo del dottore Giuseppe Vita. E sono proprio le intercettazioni a sollevare i dubbi degli inquirenti sulla sua attività a favore del centro. Dal 2019 al 2021 gli investigatori hanno ascoltato, oltre al professore Dattola, direttamente tante persone, dai dirigenti regionali che hanno supervisionato gli atti al rettore Salvatore Cuzzocrea, passando per il commissario straordinario del Policlinico Giampiero Bonaccorsi. Con le intercettazioni telefoniche hanno invece “ascoltato” tanti altri dialoghi, da quelli tra i vertici della fondazione Aurora, i vari dirigenti succedutisi negli anni, a quelle dei dirigenti del Policlinico con gli uffici regionali, passando per le telefonate del dottore Vita.
“Sebbene nel corso dei dialoghi gli interlocutori tendano ad addossare la responsabilità dei
profili di criticità del Centro Nemosud a Vita, il contenuto delle convenzioni, le conversazioni passate in rassegna, dimostra invece come la creazione del Centro fosse frutto di una consapevole scelta volontaria dei legali rappresentanti di Fondazione che, pur di realizzare il Centro, anche a dispetto degli ostacoli normativi e procedimentali, si sono avvalsi dei rapporti personali di Vita e della strumentalizzazione del suo ruolo istituzionale, accettando in cambio di assicurare allo stesso vantaggi personali tramite la
struttura privata.
“Per gli inquirenti messinesi è poi significativa una telefonata tra Bonaccorsi e l’allora assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, che chiede al suo interlocutore delucidazioni su tutta la storia di Nemo a Messina, gli “allacci” politici ma soprattutto le varie criticità sull’accreditamento, sollevate da più parti. “Ma come lo hanno autorizzato?”, chiede e si chiede l’assessore, che vuole lumi anche sull’imbarazzo sollevato dal fatto che nel centro ci fossero impiegati i familiari del dottore Vita. “Imbarazzo” oggetto di conversazioni anche tra i vertici della Fondazione.
Irregolarità, autorizzazioni contrattate ma mai arrivate, mancanza di requisiti, ipotesi di trasformazione….Rilievi penali a parte, la battaglia per la sopravvivenza del centro Nemo Sud a Messina si è giocata sulla pelle dei tanti malati che delle cure del centro avevano un bisogno disperato e a Nemo avevano trovato l’assicurazione di una cura. A nulla sono valsi gli appelli dei pazienti e di tanta parte della città per trovare una soluzione che comunque salvasse le prestazioni sanitarie. Il centro nel 2021 ha chiuso i battenti.