E’ arrivata a conclusione l’inchiesta su un giro di droga e usura nella zona jonica, battezzata Onion e sfociata nel blitz del luglio scorso ad opera della Guardia di Finanza. I titolari del caso, i pm della Dda Vito Di Giorgio e Fabrizio Monaco, hanno siglato l’avviso di chiusura dell’inchiesta pert i sette indagati, gli stessi che erano stati arrestati in estate.
Il gruppo teneva le redini del mercato della droga tra Taormina, Giardini Naxos, Mascali e Calatabiano. Cocaina soprattutto, ma anche marijuana ed episodi di estorsione e usura con tassi oltre il 500% annuo. Al centro di tutto il pregiudicato Maurizio Cipolla, originario di Taormina residente a Giardini, considerato referente del clan Cintorino di Catalabiano. Era attorno a lui che ruotavano i sette soggetti ‘accusati a vario titolo, di traffico di stupefacenti, usura, estorsione ed armi. Indagati, insieme a Cipolla, Sebastiano Cateno Costanzo, Giovanni Caldara, Fabio Balzano, Alessandro Luca Zappalà. Francesco Spina e Carmelo Pelleriti. I pusher si muovevano tra Messina Nord, Giardini, Taormina, Mascali, Calatabiano e Catania nord.
Le indagini presero avvio a fine 2011, a seguito di diverse denunce di usurati arrivati ormai al limite della sopportazione. Poi intercettazioni, pedinamenti, arresti in flagranza di altri 5 soggetti, sequestro di quantitativi di droga, hanno permesso, settimana dopo settimana, di delineare un quadro ben preciso. Lo scopo dell’intera “macchina” era l’approvvigionamento di droga a Catania e poi lo smistamento nelle piazze di Giardini Naxos, controllata proprio da Cipolla, Taormina, Mascara e Calatabiano.
Il gruppo era talmente diffidente che prendeva tutte le precauzioni possibili per eludere le indagini. Come ad esempio smontare o ipotizzare di bruciare una delle macchine utilizzate per i viaggi da Catania, nel timore che vi fossero microspie o cimici. Inoltre, per evitare di essere intercettata ai caselli di Giardini Naxos, l’organizzazione si era dotata di una sorta di “sentinella” che avvertiva nel qual caso vi fossero posti di blocco, pattuglie e agenti. Altro stratagemma utilizzato era quello di cambiare spessissimo le vetture dei trasporti.
Nel corso delle indagini, i finanzieri del Comando Provinciale di Messina hanno anche ricostruito alcune ipotesi di usura ed estorsione, consumate nello specifico da Cipolla, l’unico che disponesse di soldi da prestare, i cui tassi di interesse usuraio arrivavano a toccare anche il 500% annuo. Particolare la denuncia di un imprenditore che raccontò agli inquirenti di aver ricevuto minacce di morte per la restituzione di un prestito da 30mila euro, proprio da Cipolla. Secondo quanto testimoniato, l’episodio si consumò una notte, a pochi passi dal cimitero di Calcarone, a Giardini Naxos.