Cinque richieste di rinvio a giudizio per l’incidente in cui morirono mamma e figlio

Nessuno ha dimenticato quel terribile pomeriggio d’estate. Il 12 agosto del 2011 sull’autostrada Messina-Palermo, poco dopo la barriera di Villafranca, una Renault Laguna SW volò dal viadotto Fiorentino dopo un urto con un’altra auto. Nell’impatto morirono la trentenne Giovanna De Salvo ed il figlio di 16 mesi Andrea D’Arrigo che la donna teneva sulle sue gambe sul sedile posteriore. Volevano trascorrere un pomeriggio in allegria con una coppia di amici ma la morte era lì in agguato, accovacciata su quella vecchia barriera protettiva in attesa che passasse la loro auto.
Per questo tragico incidente adesso il sostituto procuratore Alessia Giorgianni ha chiesto cinque rinvii a giudizio per altrettanti indagati per i quali si ipotizza il reato di omicidio colposo. Il provvedimento riguarda l’ingegner Gaetano Sciacca, all’epoca Commissario del CAS, l’ingegner Gaspare Sceusa, dirigente area tecnica di gestione del Consorzio, l’architetto Letterio Frisone, dirigente dei servizi di gestione, il geometra Carmelo Cigno responsabile di zona e l’ex commissario straordinario del Consorzio, Calogero Beringheli
Secondo quanto ricostruito dalla Polstrada i due nuclei familiari avevano deciso di trascorrere il pomeriggio a Milazzo. Superato lo svincolo di Villafranca la Renault Laguna, sulla quale viaggiavano le due famiglie messinesi, ha urtato lateralmente una Clio. Dopo un testa coda l’auto ha sfondato il guard rail ed è precipitata nel vuoto. Sul viadotto Fiorentino, infatti, le barriere protettive non erano state sostituite con quelle più moderne e resistenti. Dopo un volo di una ventina di metri morirono la 30enne Giovanna De Salvo ed il figlio Andrea di 16 mesi. Rimasero feriti il marito della donna, Fortunato D’Arrigo, che guidava la Renault Laguna, i coniugi che viaggiavano con loro e il figlio di 11 mesi. Purtroppo a quella tragedia se ne aggiunse presto un’altra e cioè la spedizione punitiva del 10 febbraio del 2012 a Spadafora che costò la vita al messinese Domenico Santapaola. Ad ucciderlo con un colpo di pistola, per legittima difesa, fu l’ex guardia giurata Francesco Giorgianni fratello di Davide l’uomo che nell’incidente era alla guida della Clio. Secondo l’accusa Santapaola, con altri tre complici arrestati dai Carabinieri, avrebbe messo a punto un piano per eliminare Davide Giorgianni e vendicare così la morte di Giovanna De Salvo e del piccolo Andrea.