“La bambina e il sognatore”: infanzia e paternità nell’ultimo romanzo di Dacia Maraini

Dacia Maraini, una delle voci più potenti ed apprezzate del Novecento italiano, autrice di numerosissime opere tra romanzi, racconti, poesie, pezzi teatrali e saggistica, è tornata a Messina per presentare il suo ultimo romanzo: “La bambina e il sognatore”. Il Salone della Borsa della Camera di Commercio, gremito di lettori ed appassionati, è stato sede dell’evento, organizzato dalla libreria Bonanzinga in collaborazione con l’Associazione Dirigenti Scolastici e Territorio. Attraverso il dialogo con la Prof.ssa Lucilla Risicato, l’autrice ha tracciato una mappatura tematica dell’opera, densa di spunti di riflessione oltre che drammaticamente attuale.

“La bambina e il sognatore” è la storia di un uomo, Nani, giovane maestro di scuola elementare che perde tragicamente la figlioletta, a causa un male incurabile. Lasciato solo dalla moglie, incapace di sopportare il dolore della perdita, il maestro non ha altra gioia che i suoi piccoli alunni, dei quali cattura la fantasia attraverso i suoi racconti. Una notte, un sogno premonitore rivela a Nani la sparizione di una bambina, che di fatto si verifica il giorno seguente proprio nella sua città. Sentendosi coinvolto per la somiglianza con il suo dramma ed incapace di stare con le mani in mano, il protagonista comincia una propria indagine personale, spendendo anima e corpo per ritrovarla.

Il tema della scomparsa di un bambino offre lo spunto per trattare un fenomeno purtroppo estremamente diffuso nella società attuale. Le sparizioni di minori sono frequentissime nel nostro paese; e trattandosi nel libro di una bambina, inevitabile diventa citare la violenza sulle donne in tutte le sue forme, dalle spose bambine, alle bambine kamikaze, a parte i più comuni casi di violenza domestica. I dati a cui il protagonista risale, durante le sue indagini, sono dati reali, pubblicati da Amnesty International; numeri da far accapponare la pelle, che danno l’idea della gravità della situazione. “Il fatto che a subire siano più le donne”, afferma l’autrice, “trovo non dipenda tanto da un fattore biologico, quanto piuttosto storico.” Anche una società apparentemente evoluta, infatti, che ufficialmente rifiuta la violenza, al maschio ha sempre trovato qualche giustificazione. La difesa dell’onore, ad esempio. “L’idea di virilità come possesso, retaggio di società patriarcali, purtroppo non è ancora debellata, e specialmente in individui deboli spesso viene fuori. Ecco la radice della violenza”.
Il secondo grande tema del romanzo è quello del rapporto adulto-bambino. Nani ha scoperto che i metodi tradizionali, che impongono dall’alto un insegnamento preconfezionato, non fanno presa sui bambini. I racconti, invece, li attirano, creano un legame con loro, stimolandone la curiosità e la fantasia. L’autrice richiama alla memoria la vecchia scuola, quella in cui i maestri erano vere istituzioni, responsabili in prima persona della formazione del giovane individuo. “La scuola, come la famiglia, dovrebbe essere il luogo in cui il bambino impara a ragionare e a scegliere, per poter diventare un adulto onesto e un bravo cittadino”, dice. “Purtroppo la società del consumo ci ha tolto la facoltà di scegliere, trasformandoci i puri e semplici compratori. Il nostro compito non è altro che acquistare quello che impone la moda del momento.”

Infine il romanzo riflette sulla figura di padre e su quello che Dacia Maraini definisce il “desiderio censurato di paternità”. Siamo spinti a riflettere su come la società contemporanea abbia dei preconcetti circa i ruoli genitoriali, identificando la cura del bambino piccolo esclusivamente come compito della madre, quando in realtà il ruolo dei papà è altrettanto importante. Nani perde una figlia che aveva tanto desiderato e amato teneramente. Poi riversa questo amore sugli allievi, attraverso le sue storie insegna loro a crescere, a guardare il mondo con occhi attendi, curiosi e appassionati, proprio come avrebbe fatto con la sua bambina.

“La bambina e il sognatore”, edito da Rizzoli, è una storia ne racchiude tante altre, dove realtà e sogno convivono, sfiorandosi continuamente. Il sogno è il luogo dove possiamo vedere ciò che nella vita vera proviamo a nascondere noi stessi, ma è anche il luogo dove sopravvive la speranza di poter cambiare le cose. Nani è l’eroe deriso che insegue quella speranza e non si arrende nemmeno di fronte alle atrocità. Nani è il modello di cittadino capace ancora di scegliere, che l’autrice ci invita ad imitare, per non lasciarci anestetizzare, e salvare la società dalla deriva morale verso la quale tende.

Laura Giacobbe