Da un po’ di tempo in città si è diffuso il dibattito sull’eventualità o meno che i resti mortali di Antonello da Messina si trovino tra le rovine del Monastero di Santa Maria del Gesù, a Ritiro, bonificato grazie all’intervento della cooperativa Trapper in sinergia con il lavoro di alcuni volontari, capitanati dall’ex presidente del Consiglio Comunale, Giuseppe Previti. Di recente è stato presentato il progetto di riqualificazione dell’area, che comprende degli scavi da attuare nella parte sotterranea nascosta dai resti del Monastero dell’800, che coprono quelli della vecchia struttura del ‘400. Là potrebbe trovarsi la tomba del celebre pittore messinese. Ad avallare questa teoria, il testamento dello stesso Antonello, in cui viene riportata la volontà dell’artista di essere sepolto nel Monastero di Santa Maria del Gesù. La somma necessaria agli scavi si attesta intorno ai 120 mila euro. Diversi incontri si sono svolti tra esponenti della cooperativa e dei volontari che hanno preso a cuore le sorti del Monastero e la sovrintendenza dei Beni Culturali. È stata indetta, inoltre, una petizione online e una alla Camera e al Senato. Nel dibattito, però, interviene il mondo accademico, con una netta bocciatura: “L'idea non merita assolutamente di essere finanziata da istituzioni pubbliche, che nel momento in cui avessero fondi a disposizione per la valorizzazione del patrimonio potrebbero spenderli in modo decisamente molto più utile per la comunità, aspirando a ottenere risultati concreti ed evitando il rischio di essere presi per il naso con presunte scoperte che si presterebbero ottimamente a essere ridicolizzate dalla comunità scientifica nazionale e internazionale”.
Il veto posto da diversi docenti e studiosi d’arte non verte sulla riqualificazione del Monastero, ma sulla volontà di recuperare i resti mortali di Antonello da Messina, e soprattutto sulla figura che dovrebbe portare avanti quest’operazione, ovvero Silvano Vinceti, denominato “l’Indiana Jones” nazionale, balzato agli onori delle cronache per aver dichiarato di aver individuato le ossa di Caravaggio e per la ricerca di quelle della Mona Lisa, la famosa Gioconda di Leonardo da Vinci. I docenti, in un documento condiviso, avanzano seri dubbi sulla professionalità di Vinceti ed invitano Regione e Comune a non prestare ascolto e soprattutto denaro all’esploratore in salsa nostrana: “Ci si augura che le istituzioni non vogliano cadere nella tentazione di spendere soldi pubblici in una tale impresa – scrivono i docenti – sovvenzionando un Comitato che, nonostante il nome altisonante, è una semplice associazione privata, dagli scopi quanto mai bizzarri (“risolvere enigmi legati a grandi personaggi del nostro paese… misteri connessi alla loro morte che la storiografia ufficiale non ha risolto…”), che sottintendono una sorta di macabra passione necrofila oltre che una visione delirante della valorizzazione del patrimonio culturale. A capeggiare l’operazione è Silvano Vinceti, che in Italia è riuscito a ottenere visibilità, avendo prima sostenuto di avere ritrovato una tibia, o poco più, del celeberrimo Caravaggio e quindi per essersi impegnato nella ricerca dei resti di Monna Lisa del Giocondo – resa immortale dal ritratto di Leonardo al Louvre –, riuscendo a fare spendere a Provincia e Comune di Firenze cifre assai significative senza raggiungere nessun tipo di risultato. Sorprende, in realtà, che un tale personaggio riesca ancora a godere di credibilità presso le amministrazioni italiane, laddove una istituzione di inattaccabile prestigio quale il Musée du Louvre lo ha definitivamente bollato con la qualifica di “ciarlatano”, in conseguenza di certe sue farneticazioni sulla Gioconda che hanno a che fare più con la fantasia romanzesca di Dan Brown che con la figura storica di Leonardo pittore (sul web è facile trovare ampie notizie sulla vicenda)”.
Per quanto riguarda la vicenda prettamente cittadina del ritrovamento della sepoltura di Antonello, i professori universitari giudicano la possibilità di rintracciarla “pari a zero” e il metodo di ricerca di Vinceti “molto meno scientifico di quanto vorrebbe essere”: “Per esempio, egli ha dichiarato alla stampa che Antonello sarebbe morto di tisi, e già qui c’è un equivoco, perché non sappiamo di quale malattia sia morto il pittore. In realtà è Giorgio Vasari – l’autore delle famose Vite (1550 e 1568) – ad affermare che Antonello sarebbe morto di “mal di punta”, ovvero una malattia polmonare. Ciò fa gioco a Vinceti, che evidentemente spera di poter attribuire ad Antonello le ossa di un qualsiasi morto di tubercolosi del Quattrocento. Il problema è che Vasari conosceva alcuni importanti dipinti lasciati da Antonello a Venezia, ma ignorava in sostanza i suoi dati biografici e particolarmente quelli della carriera siciliana; stando agli scritti dell’aretino, il pittore sarebbe infatti morto a Venezia. Pertanto, a prendere per buona la notizia di una morte di tisi di Antonello, si dovrebbe andare a cercarne le ossa in laguna”.
Antonello morì, comunque, in riva allo Stretto, a questo proposito il documento pone l’accento sulle difficoltà di avere certezze sul luogo di sepoltura, perché, se da un lato c’è la testimonianza del testamento del pittore, dall’altro all’epoca esistevano già due Monasteri di Santa Maria di Gesù – il superiore e l’inferiore – per di più, nessuna cronaca del tempo riporta l’esistenza di una tomba del celebre artista. Il Monastero di Ritiro è stato, inoltre, distrutto e ricostruito più volte nel tempo.
“È bene inoltre mettere in guardia il pubblico dalle mistificazioni – sottolineano i docenti – non basterebbe infatti trovare una costola con un frammento di saio, poiché la scelta di Antonello di farsi seppellire in abito francescano non era affatto insolita, ma decisamente comune per coloro che eleggevano a propria sepoltura una sede conventuale del genere. E allora resterebbe da individuare un qualche erede di Antonello con il quale confrontare eventuali frammenti ossei emersi dallo scavo; e qui manca ogni dato, a meno che Vinceti non voglia magari girare l’Italia confrontando qualche materiale a sua disposizione con i dna delle centinaia di famiglie “Antonelli” sparse per la penisola, finché non si giunga al definitivo “match”! Da notare che un simile metodo – che di scientifico non ha assolutamente nulla – è stato utilizzato per le ossa di Caravaggio, andando alla ricerca degli attuali Amerighi, anche se poi la corrispondenza del materiale genetico era – risibilmente – soltanto dell’85% e, dunque, non esisteva alcuna corrispondenza definitiva, come ha ricordato Tomaso Montanari, che in un recente articolo (L’uomo a caccia di ossa (false), “Il Fatto Quotidiano”, 5 marzo 2014) ha denunciato l’ennesimo ‘colpo grosso’ messo a punto da Vinceti, rivolgendo anche un appello al Sindaco Accorinti e al Presidente Crocetta affinché evitino questa ennesima farsa ai cittadini siciliani. Appello che qui rinnoviamo, estendendolo anche al Ministro Franceschini e agli onorevoli di Camera e Senato della Repubblica, affinchè non sottoscrivano la raccolta di adesioni lanciata da Vinceti in favore del suo progetto”.
I firmatari del documento:
Gabriele Fattorini
Roberto Cobianchi
Luigi Hyerace
Giampaolo Chillé
Francesco Aceto
Alessandro Angelini
Nicola Aricò
Elena Ascenti
Gioacchino Barbera
Roberto Bartalini
Valeria Bottari
Virginia Buda
Francesco Caglioti
Lorenzo Campagna
Francesca Campagna Cicala
Laura Cavazzini
Elvira D’Amico
Rosanna De Gennaro
Sebastiano Di Bella
Caterina Di Giacomo
Giovanna Famà
Aldo Galli
Luigi Giacobbe
Agostino Giuliano
Maria Katja Guida
Caterina Ingoglia
Maria Intelisano Alibrandi
Gioacchino Francesco La Torre
Stefania Lanuzza
Giuseppe Lipari
Alessandra Migliorato
Maria Grazia Militi
Maria Pia Mistretta
Fabrizio Mollo
Rosario Moscheo
Grazia Musolino
Sabrina Pandolfo
Francesca Passalacqua
Teresa Pugliatti
Davide Rizzo
Maria Carmela Rugolo
Elena Santagati
Donatella Spagnolo
Fiorella Sricchia Santoro
Rosaria Stracuzzi
Gabriella Tigano
Fabio Todesco
Rosario Vilardo