E’ durato 4 ore, si sono registrati molti momenti “caldi” e probabilmente serviranno molti altri incontri analoghi, ma per la prima volta c’è stato un confronto aperto, senza mezzi termini né fughe, sulla Variante al Prg. Un dibattito che è servito ad iniziare a diradare alcune nebbie andando oltre la querelle sulla secretazione per puntare sui contenuti e per dare la possibilità ai consiglieri comunali di valutare sul piano tecnico se la “Salvacolline” è uno strumento di sviluppo per il territorio oppure lo ingessa.
Si deve al capogruppo di Felice per Messina Giuseppe Santalco, che da un mese insieme al capogruppo di Sicilia Futura Nino Carreri ha lavorato per costruire un confronto, se ieri pomeriggio dalla 16 alle 20, consiglieri, ordini professionali, architetti, ingegneri, geologi, esperti, consulenti, hanno potuto interloquire con l’assessore De Cola e il dirigente Accolla, evidenziando criticità e perplessità. Per la prima volta inoltre sono state esposte alcune delle 40 tavole non secretate della Variante La proposta di Santalco è stata sposata da altri 9 capogruppo e da numerosi consiglieri con un solo obiettivo: chiedere supporto tecnico alla città per arrivare ad una votazione oculata, ma soprattutto supportata sotto il profilo professionale e delle competenze. Al tavolo quindi, c’erano anche i consiglieri Daniela Faranda, Alessandro La Cava, Rita La Paglia, Angelo Burrascano, Francesco Pagano.
“Vogliamo creare massima trasparenza su uno strumento tecnico del quale non abbiamo specifica competenza- ha spiegato Santalco– La secretazione delle tavole finora non ci ha consentito di interloquire con chi avrebbe potuto dare un grande apporto, per questo adesso che siamo riusciti a rendere pubbliche 40 tavole tra quelle non secretate, chiediamo l’aiuto di tutte le forze della città. Abbiamo alcune domande, molte delle quali scaturite da una serie di lettere che il dirigente Schiera ha fatto di recente, dalle quali emergeva la fretta nel chiederci di approvare la Variante. Perché questa urgenza? Oggi ci chiediamo: la variante è strumento di tutela o ingessa parte del territorio? Le nostre perplessità riguardano la zona Q, completamente ingessata, la questione dei volumi. Un fatto è certo: approveremo solo la parte che tutela il territorio”.
E’ stato il capogruppo di Sicilia Futura Nino Carreri a ribadire l’obiettivo dell’incontro: “Chiediamo aiuto alla città, se questo è un Palazzo di cristallo, come dice l’amministrazione, noi siamo quelli che lavano i vetri, perché ci sono troppe opacità. Ci è stato chiesto di votare a scatola chiusa, a porte chiuse. Ma non obbediamo quando suonano il campanellino, per questo chiediamo agli ordini professionali ed agli esperti di darci ogni tipo di supporto per valutare serenamente la Variante”.
Numerosi e di grande interesse tutti gli interventi, dall’ingegnere Bonanno che ha contestato la perimetrazione “arbitraria” della zona Q e l’impostazione politica della Variante “che l’amministrazione definisce culturale, anzi, un’ipoteca culturale….” Ad Angelo Libetti, che ha evidenziato alcune “falle” della Variante, come ad esempio il cancellare in alcune zone i servizi per far spazio a residenze, o l’attribuire allo studio Enea più peso di quello che effettivamente ha.
Articolato l’intervento del presidente dell’ordine degli architetti Pino Falzea: La Variante è secretata solo per alcuni, perché invece, ad esempio i componenti della Commissione Urbanistica l’hanno letta ed anzi, hanno anche spiegato che manca il dimensionamento. La Variante infatti non dà indicazioni sul dimensionamento attuale né futuro. Manca l’indicazione delle aree destinate ai servizi. Non è adeguata al Piano Paesaggistico, che riporta tutti i vincoli. Siamo poi l’unico Comune che, per la zona Q, si è auto denunciato di fronte alla Comunità Europea, per un’infrazione dell’1% che peraltro non ha commesso. E a proposito della zona Q, nella relazione generale della Variante il dirigente Schiera si dichiara contrario al Ponte e ne fa parte integrante delle indicazioni per l’area. Al di là delle opinioni che ognuno di noi può avere, il Ponte è un’opera infrastrutturale strategica a livello europeo, non può essere inserita nel Salvacolline. E’ oltretutto una decisione politica e non tecnica”.
Due i punti caldi affrontati nel corso del dibattito: l’ingessamento della zona Q e il trasferimento dei volumi dalle colline al mare o al resto della città, attraverso il “combinato disposto” di Variante Prg e Piau.
Non ha dubbi il professor Giuseppe Fera: “La Variante va rimpacchettata e rispedita indietro, era un’idea innovativa ma si è trasformata in un pasticcio. In collina togli le cubature ma lasci i servizi ed a valle togli i servizi per far spazio alle residenze, così che uno s’immagina bimbi che vagano nel bosco alla ricerca dell’asilo nido”. Per Fera la priorità al momento è il risanamento di intere zone, nonché la Carta dei vincoli.
Il componente della Commissione Urbanistica che ha approvato la Variante, il geologo Gambino ha ribadito le tesi a sostegno dello strumento urbanistico: “Abbiamo fatto un salto di qualità grazie allo studio di suscettibilità franosa. Prima il territorio non era mappato, ora lo è. Prima si arrivava solo a danni fatti, adesso no. E lo studio dell’Enea è frutto di analisi fatte palmo a palmo”
L’architetto Dario La Fauci ha ricordato ai presenti che gli attuali volumi edificatori sono già sovrastimati e non è necessario trasferire cubature in altre zone e continuare a costruire case, mentre l’ingegner D’Andrea ha invitato i consiglieri a valutare anche l’insostenibilità economica delle conseguenze legate all’Imu ed ai contenziosi legati al trasferimento dei volumi nella banca dati o al deprezzamento dei terreni.
Non ha usato il fioretto il consigliere comunale Alessandro La Cava: “La Variante deve essere condivisa e non calata dall’alto, anzi, dal basso, per usare un termine caro all’amministrazione Accorinti. Non faremo fare a nessuno campagna elettorale con la secretazione di atti che conoscono in pochi. La domanda infine è, ma cosa accade il giorno dopo l’approvazione della Variante a quei progetti bloccati e in attesa di autorizzazione? Imprese, posti di lavoro, progetti bloccati per anni adesso rischiano di andare in fumo?”
Proprio l’aspetto occupazionale per una città piegata dalla crisi è stato sottolineato da D’Andrea di Sicindustria: “Con il Piano regolatore si cambia il trend negativo, si rimettono in moto le imprese, si crea nuovo lavoro. Ho alcune perplessità, che riguardano ad esempio la zona ex Zir. A mio avviso non si possono affiancare attività produttive e residenze. Infine, non sono un fan del Ponte, ma rifletterei sul fatto che questa è una decisione politica e non certamente da inserire nella Variante”
Presente all’incontro anche il segretario generale della Cisl Tonino Genovese che a fine serata ha evidenziato ai consiglieri come non sia opportuno approvare una Variante di questo tipo prodotta da un’amministrazione sul finire del mandato “Inoltre non salvaguarda la città dalla speculazione e dal sovradimensionamento strutturale e tenta di aggirare il vero strumento urbanistico, ovvero il Piano regolatore generale. Si pongono vincoli che compromettono un disegno di sviluppo e di prospettiva operando spostamenti di volumetrie e possibili rendite. Infine compromette l’industria tutta dell’edilizia e impedisce, in prospettiva, la possibilità di realizzare il ponte sullo Stretto, opera strategica per lo sviluppo del territorio”
L’assessore De Cola, insieme al dirigente Accolla ha ascoltato 4 ore di interventi e si è dimostrato aperto al confronto, non sottraendosi a nessuna delle domande neanche nei momenti più “caldi”, pur restando fermo in merito alla secretazione di quelle tavole che riguardano i singoli proprietari.
“La Variante al Prg altro non è che la lettura integrata di tutti i vincoli del territorio- ha quindi ribadito Sergio De Cola– Dà indicazioni su dove si può costruire e dove no. Punta esclusivamente alla messa in sicurezza del territorio. Non è in relazione con il Piau ed è una Variante parziale, dal momento che interessa solo il 4% del territorio. Noi siamo per l’edilizia ma non per gli scempi.Voglio ricordare che sulla zona Q ad esempio, non potevamo ignorare che da tempo la Regione ci scriveva direttive con le quali sollecitava a non dare più autorizzazioni neanche per realizzare una finestra. E non solo nella zona Q. Infine, pur augurandomi che il Ponte non si faccia, qualora dovesse essere deciso diversamente, è un’opera che va in variante.”
A fine serata l’impressione è che le parti siano meno distanti rispetto all’inizio della querelle, iniziata un anno fa. La proposta di Santalco per un tavolo tecnico allargato all’amministrazione non ha avuto l’ok di De Cola, ma i consiglieri adesso hanno avviato un percorso con gli Ordini professionali e gli esperti che li vedrà sempre meno “isolati” di fronte ad una votazione così delicata. Nelle prossime settimane saranno raccolte le relazioni e le segnalazioni di quanti vogliono contribuire al dibattito.
“Il nostro obiettivo- ha concluso Santalco- è salvaguardare il territorio senza ingessarlo”
Rosaria Brancato