Non ci stanno. Non ci stanno ad essere etichettati come i colpevoli della nuova, ed ennesima, emergenza rifiuti in cui è piombata la città. Non ci stanno ad essere il capro espiatorio della drammatica situazione in cui versa Messinambiente. Non ci stanno a sentir dire che i veri problemi economici della gestione rifiuti dipendono da loro, perché sono troppo numerosi e con inquadramenti professionali troppo alti. I lavoratori di Messinambiente a tutto questo dicono basta. Sono quelli che la notte e la mattina all’alba si sporcano le mani, nel vero senso della parola, e vanno a raccogliere la spazzatura. Quasi sempre senza guanti, senza mascherine, con divise che non vengono cambiate da almeno due anni, con mezzi vecchi che non bastano e che non hanno più i minimi requisiti di sicurezza, in un autoparco che, raccontano, dovrebbe essere chiuso immediatamente perché pericoloso per chi ogni giorno ci va a lavorare.
Voci e volti di una Messinambiente che oggi insieme alla Fp Cgil ha voluto dire la sua, ha raccontato la stessa storia ma vista da una prospettiva diversa. Mentre a Palazzo Zanca continua la guerra sui rifiuti, sui costi troppo alti, sulle cifre che non quadrano, i lavoratori chiedono solo di non essere additati come la causa di questo grande caos che regna nella gestione rifiuti e che da settimane tiene banco perché il consiglio comunale è alle prese con la Tari 2015, l’odiatissima tassa rifiuti che quest’anno rischia di essere ancor più cara della famigerata Tares 2013 e della prima Tari dello scorso anno, in barba alle tante promesse dell’amministrazione sui risparmi nella gestione rifiuti.
In ballo c’è ancora la discrasia tra le somme che il Comune riconosce a Messinambiente per i servizi di igiene ambientale e quelle che la società di via Dogali afferma di spendere mensilmente per coprire per intero il costo della struttura e dei servizi. Un deficit di circa 7 milioni di euro annui che, come hanno detto chiaramente nei giorni scorsi in commissione Bilancio il neo commissario Giovanni Calabrò, il direttore tecnico Roberto Lisi e il responsabile amministrativo Antonino Inferrera, esiste da anni e si è riproposto esattamente uguale sia durante la gestione Ciacci che adesso con il passaggio del testimone a Calabrò. Alessio Ciacci lo aveva anche messo nero su bianco più volte, chiedendo espressamente 250 mila euro mensili in più, soldi che il Comune però non gli ha riconosciuto. E così ci si ritrova oggi con un potenziale debito fuori bilancio che matura di giorno in giorno nell’assoluta consapevolezza di tutti, ma senza che nessuno trovi una soluzione reale per mettere fine ad una “guerra” di costi e perizie. A pesare su tutto è il costo del personale e la Fp Cgil non ha più intenzione di restare in silenzio e chiede a gran voce al sindaco Renato Accorinti e all’assessore Daniele Ialacqua di avere il coraggio di dire la verità e di dichiarare pubblicamente se la soluzione per abbassare il costo dei rifiuti passa dal licenziamento di un centinaio di lavoratori.
“Vogliono dichiarare esuberi? Lo facciano. Noi pensiamo piuttosto che i lavoratori andrebbero organizzati meglio. Nel tempo abbiamo denunciato più volte una disorganizzazione nella gestione del personale, ma fino ad oggi nessuno ha eventualmente pagato gli errori fatti” ha spiegato la segretaria Clara Crocè che, alla luce della disastrosa situazione economica di Messinambiente e visto lo stato di liquidazione in cui si trova, ritiene che l’unica strada per uscire dal guado sia il passaggio all’Amam”.
Sindacato e lavoratori puntano solo a questo obiettivo, certi che possa essere il modo giusto per ripartire da zero, non nascondono però che probabilmente all’interno ci siano delle forti resistenze affinchè questo passaggio si concretizzi a breve perché a quanto pare sarebbero in tanti, soprattutto tra i livelli di inquadramento più alti, a perdere determinati benefici. “ Siamo pronti a chiedere una verifica approfondita se ci sono lavoratori che hanno accumulato benefici non previsti” dice Clara Crocè che però richiama tutti all’attenzione e chiede di non mettere gli oltre 500 dipendenti di Messinambiente tutti in unico calderone e di non puntare la lente d’ingrandimento solo sui lavoratori, visto che la società conta almeno 6 milioni di euro di debiti contributivi per stipendi pagati al netto e dichiara di spendere 7,5 milioni in mezzi contro i 5 riconosciuti dal Comune.
“Accostare i lavoratori alla Tari è una cosa odiosa, chiediamo a sindaco e assessore un confronto urgente. Eventualmente va rimosso chi non sa organizzare il servizio o lavoratori che non fanno il proprio dovere. Siamo però stufi che le colpe siano solo di chi la mattina alle 4 si mette su mezzi precari e comunque cerca di fare il proprio dovere”.
L’altra nota dolente sono i mezzi. Paolo Trimarchi, un altro lavoratore della Fp Cgil, racconta che quotidianamente sono almeno 5, su 14 totali, le zone di raccolta che rimangono totalmente scoperte perché mancano i mezzi a carico laterale. Ne escono 9, ogni mezzo ha la sua zona, ma durante la giornata arrivano a guastarsene anche 4. Le conseguenze sono poi sotto gli occhi di tutti. Non va meglio per i mezzi cosiddetti leggeri, quelli impiegati nella pulizia dei mercati. Per funzionare al minimo indispensabile ne servirebbero 4, a disposizione attualmente ce ne sono solo due. Per non parlare del famoso spazzamento meccanizzato: Messinambiente ha una sola spazzatrice, il resto è tutto manuale e affidato agli operatori. “Il 70% dei mezzi in autoparco è fermo, non ci sono pezzi di ricambio e la liquidazione non consente di fare investimenti. Saliamo su mezzi pericolosi e non possiamo non ricordare un collega, un amico, un gran lavoratore come Nino Tomasello che un anno fa proprio su uno di questi mezzi ha perso la vita”.
Un altro dato che nei giorni scorsi era saltato fuori durante le commissioni dedicate a Tari e rifiuti era il numero dei lavoratori inabili e le difficoltà che creano nella pianificazione dei servizi. Un dato che la sindacalista della Fp Cgil conferma, parlando di circa 35 operatori inidonei, che potrebbero essere accompagnati al prepensionamento, così come aveva inizialmente programmato di fare anche l’ex liquidatore Ciacci.
Oggi però quello che vogliono dire alla città è che i disastri della gestione rifiuti non dipendono da chi continua a rimboccarsi le maniche andando a lavorare in mezzo alle incertezze. Ciò che chiedono a gran voce è che all’interno si inizi una vera riorganizzazione e gestione del personale, una rotazione completa di dirigenti, responsabili dei servizi, capiturno, perché sono certi che le uniche resistenze che provengono dall’interno sono legate a chi vorrebbe che nulla cambiasse. Adesso aspettano un confronto con l’amministrazione. E non escludono proteste e contestazioni più forti.
Francesca Stornante