L’Aula del Senato ha dato il via libera unanime, con 223 voti favorevoli, al riconoscimento del principio di insularità in Costituzione. Il disegno di legge
d’iniziativa popolare per la modifica dell’articolo 119 della Costituzione necessita per essere approvato di quattro passaggi, due alla Camera e due al Senato.
Votando a favore del testo proposto dalla Commissione Affari Costituzionali che recita “La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”, la proposta di legge popolare che ha raccolto oltre 200mila firme.
Essere un’isola, è il ragionamento alla base della proposta di legge, comporta enormi costi aggiuntivi che devono essere compensati in nome della coesione nazionale, con l’obiettivo di rendere uguali i punti di partenza di tutti i cittadini italiani.
L’essere isola costa alla Sicilia tra i 6,04 e i 6,54 miliardi di euro l’anno, per trasporti e collegamenti soprattutto: un valore tra il 6,8 e il 7,4% del Pil regionale, una tassa occulta da circa 1.300 euro a testa per ogni cittadino siciliano, neonati compresi. La stima è di Prometeia e delle università siciliane, trasmessa alla ministra per il Sud Mara Carfagna e al ministro dell’Economia Daniele Franco.
Il riconoscimento del principio di insularità in Costituzione ha raccolto il consenso della società civile in ogni sua declinazione. Culminata in una raccolta di firme sostenuta da oltre 200mila persone, ha rappresentato e rappresenta una battaglia trasversale che unisce tutti gli schieramenti politici sardi, il mondo delle imprese, le associazioni di categoria e il mondo del volontariato, la cultura, lo sport e le università.