I vertici di Impregilo sono «molto fiduciosi» che il progetto relativo al Ponte sullo stretto di Messina sarà approvato dal Cipe e realizzato. Tuttavia, mettono le mani avanti e qualora si dovesse verificare la condizione contraria , il gruppo avvisa che è pronto a far valere le clausole di salvaguardia previste dai contratti. Nel corso della presentazione dei conti del primo semestre, l’amministratore delegato di Impregilo, Alberto Rubegni, ha detto di credere e puntare sull’importante infrastruttura che unirebbe la sponda sicula e quella calabra, auspicando che «il Ponte di Messina si faccia», ma ha altresì sottolineato che in caso contrario «verranno applicate le condizioni contrattuali e le clausole di salvaguardia. L’azienda dovrà essere ricompensata per il lavoro fatto e per gli utili non conseguiti». Rubegni ha ricordato che «ci sono 400 milioni di euro di fideiussioni bancarie» e che «abbiamo investito in progettazione».
«Speriamo -ha continuato l’ad di Impregilo- che il rinnovato desiderio del governo italiano di puntare sulle infrastrutture si concretizzi. L’Italia può tornare a essere un mercato interessante». Il portafoglio ordini del gruppo sarà progressivamente ricentrato sull’Italia: la composizione attuale dei ricavi vede il 22% venire dal mercato domestico e il 78% dall’estero. I progetti italiani, fra cui la tangenziale Tem di Milano, l’alta velocita’ Milano-Genova, la linea 4 della metropolitana milanese e il Ponte di Messina dovrebbero consentire al gruppo di ottenere entro il 2015 il 35% dei ricavi in Italia».
Il gruppo fa sapere di aver chiuso il primo semestre dell’anno in crescita, con ricavi stabili a 1 miliardo di euro e un utile netto di 39 milioni. «Vogliamo – ha concluso Rubegni- ribilanciare il fatturato, aumentando la presenza nel nostro paese».