“Osserviamo con attenzione i primi passi della nuova amministrazione comunale sul capitolo “partecipate”, ed alcune cose ci convincono, altre per la verità meno”. Inizia così il comunicato di Capitale Messina firmato dal vicepresidente Gianfranco Salmeri e dall’esperto di Finanza locale Paolo Bitto.
“Condividiamo l’idea di rivoluzionare la gestione dei rifiuti, perché il sistema così com’è non ha mai funzionato: la città nei passati 5 anni, ma anche prima, è stata costantemente sporca e priva di decoro. Lo abbiamo scritto più volte, l’idea giusta è quella della gara europea per l’affidamento del servizio di igiene cittadina, aperta a società pubbliche o private, tutelando comunque i livelli occupazionali, col trasferimento del personale in esubero verso servizi complementari. Ricordiamo – si legge ancora – che un bando europeo era già stato predisposto nel 2010, dalla società ATO ME 3, per l’affidamento del servizio di gestione integrata dei rifiuti solidi urbani ed assimilati nel territorio del Comune di Messina per il periodo 01/01/2011 – 31/12/2015, iniziativa fallita per l’opposizione pervicace della Società Messinambiente. Basterebbe ripartire da lì”.
“Corretta anche l’idea di rilanciare l’AMAM quale azienda provinciale idrica, autonoma e pubblica. Ci piace poco, invece – aggiungono Salmeri e Bitto – l’idea di sopprimere il tram. Che l’ATM sia una società in crisi economica, anzi sull’orlo del fallimento è certo, noi siamo stati tra i primi a denunciare i problemi finanziari della società di trasporti, molti lo ricorderanno, provocando la reazione scomposta dell’allora assessore e della governance aziendale. Ma da qui a “gettare il bambino con l’acqua sporca” ne corre! È necessario certamente ridurre i costi razionalizzando il servizio e riallineando domanda ed offerta. Sicuramente va riprogettato il tragitto del tram, immaginando spostamenti della linea, ma soprattutto eliminando la sede protetta ove essa costituisce un ostacolo per la fruizione del water front; ma è sbagliato eliminare il tram tout court”.
“Ma la “madre di tutte le battaglie” per l’Amministrazione De Luca è quella del Piano di Riequilibrio”, continuano-
“Il Sindaco ha di fronte a sé la possibilità di rimodulare entro 60 giorni il Piano di riequilibrio, provando ad estenderlo a vent’anni, ricordando che le vicende economico/finanziarie di tutte le partecipate si intrecciano con il finanziamento del piano di riequilibrio e le scelte conseguenti avranno ripercussioni anche sulla strategia gestionale delle stesse. Per tutti due esempi: a proposito di AMAM crediamo che sia stato un errore finanziare consistentemente il piano di riequilibrio con gli utili di questa azienda. Segnaliamo che per ogni euro di utile distribuito al socio Comune circa il 40% deve essere versato all'erario a titolo di imposte. Noi pensiamo che tutte le risorse a disposizione dell'AMAM debbano essere impegnate all'interno dell'azienda stessa al fine di incrementare il personale, investire sull'ammodernamento della rete idrica e sulla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento. ATM : si è pensato di finanziare il piano di riequilibrio con rilevanti minori trasferimenti all'azienda. Il risultato è stato, così come da noi ampiamente dimostrato attraverso l'analisi degli ultimi bilanci dell'azienda, il gravoso e costante indebitamento dell'azienda che ha raggiunto livelli allarmanti”.
Secondo Salmeri e Bitto, “è indispensabile rivedere l'impianto complessivo del Piano di Riequilibrio e verificarne la piena sostenibilità e qualora lo si ritenga attuabile sollecitare il Ministero degli Interni a dare una risposta nel brevissimo tempo per poi passare all'esame della Corte dei Conti”.
“Una amministrazione che vuole programmare la gestione corrente e progettare il futuro della città non può stare appesa per altri cinque anni all'approvazione del piano di riequilibrio”.