Anche a costo di diventare noioso (sono già intervenuto sull’argomento sempre su questo giornale già due volte il 12 aprile e il 17 luglio scorsi) vorrei ritornare brevemente sull’argomento trasporti pubblici e tram. Lo faccio con la soddisfazione di vedere in parte accolte le proposte che in quelle due occasioni ho avanzato, essendo stato avviato finalmente un ridisegno complessivo del sistema delle linee di trasporto pubblico “a pettine”, esattamente come ho in varie occasioni suggerito. Mi pare un decisivo e ovviamente condivisibile passo in avanti nella giusta direzione per la costruzione di un sistema razionale di collegamenti pubblici.
Tuttavia, i risultati delle prime giornate di sperimentazione della nuova linea shuttle, con i notevoli ritardi soprattutto negli orari di punta, hanno confermato tutte le perplessità che mi ha sollevato sin da subito l’idea di realizzare la linea forte, la “base” da cui si dipartono i “denti” del pettine, estendendola da Faro a Giampilieri; un percorso che a occhio e croce si aggira sui 30 km, con una percorrenza calcolata, in maniera decisamente ottimistica in circa 2 ore (lunedì ci son volute due ore da Giampilieri a Papardo). Le cronache dei giornali riportano di ritardi considerevoli con studenti e lavoratori giunti in ritardo a scuola o al lavoro.
Per essere sincero non credo si tratti di disguidi dovuti alla fase di rodaggio; no, penso proprio che questa idea di uno shuttle su gommato, che percorre 30 km in traffico urbano, con solo pochi tratti di corsia riservata sia destinata a fallire miseramente. Occorre considerare, infatti, che solo nel tratto “urbano” per intenderci dall’Annunziata al Policlinico esistono le condizioni per far viaggiare gli autobus in corsia riservata, cosa che sembra alquanto improbabile garantire lungo le statali 113 e 114. In un percorso così lungo ed articolato e per buona parte senza corsie riservate, gli imprevisti (incidente, macchina in doppia fila, congestione, ecc..) ed i conseguenti rallentamenti sono molto difficili da prevedere e valutare e possono comportare, come è subito accaduto, accumuli di ritardo molto elevati ; meglio che l’idea, così rapidamente come è stata concepita, venga altrettanto rapidamente abbandonata.
Allora, per evitare che una proposta assolutamente rivoluzionaria si risolva in un fiasco ritengo che il sistema “a pettine” possa funzionare solo nel tratto fra Il Policlinico e l’Annunziata, dove è possibile riservare agli shuttle delle corsie di marcia esclusive. I bus per i villaggi nella zona sud e nord, partirebbero da due Capolinea attrezzati rispettivamente alla ZIR ed al torrente Annunziata. Il funzionamento “a pettine” anche in queste tratte sarebbe da evitare in quanto costringerebbe alcuni utenti ad utilizzare complessivamente tre mezzi, il che non è proponibile.
Ma a questo punto devo dire di condividere pienamente le puntuali ed argomentate considerazioni sviluppate su questa stessa testata dal segretario della UIL trasporti Michele Barresi. Perché affidare il ruolo di struttura di base di un sistema di trasporto pubblico ai cari, vecchi ed antiquati bus, presi a buon prezzo da comuni che non gli è parso vero di toglierseli, quando esiste già una linea di tram?
Condivido, infatti, l’idea che sia un grosso errore dismettere il tram, proprio nel momento in cui, l’introduzione del sistema a pettine lo renderebbe finalmente utile ed efficace, in quanto in grado di convogliare tutte le utenze che si muovono lungo l’asse Annunziata – Policlinico, comprese quelle dirette verso i quartieri periferici (Giostra, Camaro, ecc.) e verso i villaggi sia a nord che a sud. Se il tram ha comportato fino ad oggi diseconomie ciò deriva dal fatto che è stato utilizzato malissimo, ad uso e consumo esclusivamente di chi doveva spostarsi all’interno delle aree più centrali del perimetro del Piano Borzì. Il suo utilizzo come base del pettine lo renderebbe una soluzione obbligata quasi per tutti gli utenti e penso potrebbe tranquillamente raddoppiare l’attuale numero di passeggeri, Mi sento di suggerire al sindaco De Luca di soprassedere momentaneamente con l’idea della dismissione, avendo egli stesso creato le condizioni perché il tram in futuro possa funzionare meglio, con l’introduzione del sistema a pettine.
Restano certamente numerosi problemi di cattiva progettazione e realizzazione che penso possano essere risolti e certamente la criticità principale rappresentata dall’assurdo percorso lungo il waterfront dagli Aliscafi fino alla Fiera. Problema che dovrà e potrà essere affrontato con la dismissione solo in quel tratto e la ricerca di un nuovo tracciato. Su questo tema esistono diverse interessanti soluzioni elaborate da colleghi architetti e gruppi di studenti dell’Università di Reggio Calabria, che siamo pronti a discutere con l’amministrazione.
Ma sono certamente aspetti che possono essere affrontati a tempo debito dopo che avremo messo il tram, questa fondamentale infrastruttura urbana nelle condizioni di funzionare al meglio come spina dorsale dei trasporti pubblici, cosa che fino ad oggi non è stata.
Giuseppe Fera