La Rete per le Infrastrutture contro #ilferribottenonsitocca e a favore del Ponte

Ci avevano spiegato che il Ponte sullo Stretto fosse inutile e che erano sufficienti otto treni e due gloriose ed attempate navi traghetto, ignorando che questo sistema inefficiente comportava costi per circa 250 milioni di euro annui.

Dovevamo accontentarci delle due ore necessarie ad un treno per arrivare a Messina, essere smontato, caricato su nave, traghettato, scaricato e rimontato per poi ripartire da Villa San Giovanni, tempo di poco inferiore a quello che, dal mese di aprile, impiegherà il nuovo Frecciarossa 1000 per coprire i quasi 600 km che separano Roma da Milano.

Ci avevano spiegato che la Metropolitana ferroviaria Messina – Reggio Calabria – Aeroporto dello Stretto non sarebbe servita a nulla, malgrado collegasse il centro di Messina all’aeroporto in venti minuti. Ci avevano spiegato che non sarebbero serviti gli 8,5 miliardi di euro (poi dirottati per la realizzazione delle linee ad Alta Velocità Genova-Milano e Napoli-Bari), di cui almeno 5 solo per Messina e che non sarebbero serviti nemmeno i 40 mila posti di lavoro spalmati in 7 anni, oltre allo straordinario indotto che l’opera avrebbe generato.

Scopriamo, sorpresi, che si erano sbagliati e che il ponte serviva. Oggi i NoPonte, trasformatisi in “#ilferribottenonsitocca”, chiedono “trasporti europei, treni e traghetti moderni, la lunga percorrenza, il trasferimento delle merci su rotaia per liberare le città dai tir, la metropolitana del mare con mezzi veloci per i pendolari dello Stretto, la metroferrovia locale e il potenziamento delle infrastrutture". Non dicono come per mantenere questo servizio lo Stato dovrà impegnare circa 300 milioni di euro annui senza profitto e qualità, senza vantaggio per i porti siciliani, senza alta velocità, mentre i vagoni ad AV non sono scomponibili e non possono essere imbarcati sulle navi traghetto.

Quindi, dimentichi delle responsabilità assunte con quel No suicida, i “No Ponte#ilferribottenonsitocca” – tentano di riaccendere gli animi al grido di “vogliamo tutto”, convinti che basti qualche assemblea di quartiere per cambiare il bilancio delle Ferrovie dello Stato o che, per imboccare la strada di uno sviluppo socioeconomico sostenibile sia sufficiente copiare da Tedeschi e Danesi.

Non dicono che i passeggeri che viaggiano tra Amburgo e Copenaghen sono costretti a scendere dai vagoni durante la traversata e che, di notte, i treni passano nel tunnel che, dal 1997, unisce le due sponde del Grande Belt e che entro il 2020 sarà completato il tunnel stradale e ferroviario di 19 km, nel mare tra Amburgo e Copenaghen.

Il movimento messinese pretende che le Fs spendano ancora di più per mantenere qualche decina di posti di lavoro, e far risparmiare una decina di minuti, in spregio alle norme di sicurezza europee.

Quando sfilavano per opporsi alla pioggia di denaro che era in procinto di cadere sull’Area dello Stretto non si rendevano conto che contribuivano a isolare la Sicilia e la Calabria dall’Europa? Ora scoprono che “l’Italia ferroviaria si ferma a Salerno” e che “è indispensabile portare l’AV a Sud”. Naturalmente senza collegamento stabile, il che è semplicemente illogico prima che pretestuoso.

Pura ideologia e propaganda a buon mercato. Col risultato di lasciare la Sicilia separata dall’Europa e sempre più isolata. Però ora sappiamo che il ponte serve anche per i No Ponte.