“Deve ancora nascere ufficialmente ma ha alle spalle una storia lunga ormai quindici anni la Variante parziale di tutela ambientale approvata dalla Giunta Accorinti e da otto mesi in attesa della valutazione da parte del Consiglio comunale che sebbene la delibera sia inserita all’ordine del giorno continua a non avviare la discussione.
Due gli aspetti su cui interviene: tutela ambientale e prevenzione del rischio (da frane, sismico, ecc…). Non a caso è stata richiesta dal Consiglio comunale con riferimento anche alla tragedia di Giampilieri del 1° ottobre 2009. Soggetta per legge a riservatezza per alcune parti, potrà essere conosciuta da tutti i cittadini nei dettagli solo dopo l’adozione da parte del Consiglio comunale. Per la metodologia adottata, la Variante ha avuto riconoscimenti da INU (Istituto Nazionale Urbanistica) e SIU (Società Italiana degli Urbanisti) ed è stata indicata come esempio dalla struttura di missione del Governo denominata Casa Italia, che sta valutando se dare finanziamenti per avviare una fase di sperimentazione a Messina. Senza l’adozione da parte del Consiglio, ovviamente, nessun finanziamento è ipotizzabile. La Variante è praticamente un atto dovuto. È stata richiesta dal Consiglio comunale nel febbraio del 2012.
L’attuale Giunta si è insediata a Palazzo Zanca nel giugno 2013 e ha basato il proprio lavoro su uno studio dell’Enea, commissionato e ottenuto in precedenza, e dedicato al pericolo di frana nel territorio comunale. Nel luglio 2014 intervenivano anche le carte sullo stato dell’arte per il rischio sismico della Protezione Civile. Sempre nel 2014 si sancisce ufficialmente la collaborazione con la Regione Sicilia per la costruzione dell’atto. Il 4 agosto 2015 l’Amministrazione ha presentato la Variante all’assessorato regionale all’Ambiente e Territorio chiedendo, come consentito dalla legge, la cosiddetta verifica di assoggettabilità, che vuol dire la possibilità di non fare la Valutazione ambientale strategica (VAS), visto che l’atto riguarda una piccola porzione (il 4%) del territorio comunale. La Regione risponde poco meno di un anno dopo, nel giugno 2016, e chiede che la VAS sia fatta. L’Amministrazione comunale procede in questa direzione, ma allo stesso tempo presenta il caso al Tar a cui chiede il giudizio di merito, e cioè che il Tribunale Amministrativo decida chi ha ragione tra Comune di Messina e assessorato regionale siciliano. Nell’agosto 2016 la Commissione Urbanistica comunale esprime un parere che è un allarme: finché la Variante non sarà approvata sono consentite edificazioni in zone che già si sa essere a rischio, è quindi moralmente e istituzionalmente opportuno non rilasciare autorizzazioni nei casi dubbi.
Nel febbraio del 2017 i passaggi previsti per la VAS sono conclusi e, anche qui come da norma, la Giunta Accorinti presenta la Variante al Consiglio.
A maggio il Tar sentenzia dando ragione al Comune (la richiesta di VAS della Regione, testualmente, appare caratterizzata da “mancanza assoluta di motivazione logica”). Da quando la Variante è stata richiesta, nel febbraio 2012, sono trascorsi cinque anni e mezzo, di cui meno di due sono stati operativi (e sono quelli spesi dalla Giunta dal momento dell’insediamento al momento in cui la presenta alla Regione). Più di un anno era trascorso prima dell’elezione del sindaco Accorinti, un anno e mezzo è trascorso per la richiesta di VAS posta, illegittimamente, dalla Regione, e altri otto mesi sono trascorsi in attesa della valutazione del Consiglio comunale che ancora non c’è stata anche se, nel frattempo, si sono svolte dieci sedute di commissione. Ma se questi sono il passato prossimo e il presente della Variante, esiste anche un passato remoto da considerare.
L’atto infatti interviene su un disegno della città che non ha mai avuto alcuna valutazione ambientale. Lo strumento urbanistico che ancora regola Messina risale, con vincoli variamente scaduti, al 2002, ed è una Variante generale all’ultimo Piano regolatore approvato, il Piano Urbani redatto tra alterne vicende negli anni ’90. Prendendo le mosse da così lontano, – conclude l’Assessore – l’attuale strumento urbanistico di Messina non rientrava nell’obbligo di valutazione ambientale decretato dalla direttiva europea del 2001 e poi recepito dall’Italia con vari decreti, l’ultimo dei quali è del gennaio 2008.
La Variante supera dunque in un solo atto circa 15 anni di inconsapevolezza ambientale”.
Sergio De Cola
Le date
● 1919 – Piano regolatore generale Borzì
● 1970 – Decadenza del Piano Borzì
● 1978 – Piano regolatore generale Tekne
● 1990 – Piano regolatore generale Urbani adottato dal Consiglio nel 1999
● 2001 – Riserva Naturale Orientata Laguna di Capo Peloro
● 2002 – Variante al Piano Urbani del 1990 approvata dalla Regione
● 2005 / 2007 – PAI (Piani stralcio per l’Assetto Idrogeologico)
● 2005 – Sito di interesse comunitario (SIC) Laghi di Ganzirri
● 2007 – Zona a Protezione Speciale (ZPS) che comprende Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Area marina dello Stretto di Messina
● 2007 – Sito di interesse comunitario (SIC) Dorsale Curcuraci, Antennamare
● 2009 – Tragedia di Giampilieri (1° ottobre)
● 2011 – Aggiornamento PAI tra il bacino idrografico del Torrente Fiumedinisi e Capo Peloro
● 2012 – Deliberazioni di Consiglio Comunale 15/C del 20/02/2012 approvata con riferimento alla adozione di variante
● 2013 – Giunta Accorinti (giugno)
● 2013 – studio Enea (depositato a settembre)
● 2014 – carte della microzonazione sismica di primo livello approvata con D.D.G. della Protezione Civile.
● 2014 – studio ambientale sul territorio comunale, inviato alla Regione
● 2015 – Invio Variante alla Regione Sicilia con richiesta di verifica di assoggettabilità
● 2016 – Richiesta di VAS dalla Regione
● 2017 – Invio della Variante al Consiglio Comunale (febbraio)
● 2017 – sentenza del TAR sulla questione VAS (maggio)