“Se sarò eletto sarò il senatore della bellezza”. Era gennaio e queste furono le parole di Antonio Presti, il mecenate di Fiumara d’Arte, che si apprestava a scendere in campo in vista delle politiche insieme a Il Megafono del Presidente Crocetta. Poi tutti sappiamo com’è andata, ma la bellezza è rimasto il valore supremo per quell’uomo che negli ultimi giorni ha fatto parlare molto di se per il secco no al finanziamento che la Regione aveva inserito nella famigerata Tabella H per la sua fondazione. Quel no ha creato un’onda d’urto micidiale, subito dopo è arrivata anche la bocciatura della Tabella H da parte del Commissario di Stato Carmelo Aronica. Abbiamo incontrato Antonio Presti a Messina, gli abbiamo chiesto cosa ha significato per lui rifiutare un sistema che non funziona. E lui ha risposto, ancora una volta, mettendo al primo posto la bellezza.
“Io ho sentito la necessità di far rispettare il valore della cultura, il valore di un pensiero offeso da un potere che non riconoscendo il valore della cultura come conoscenza a volte la relega insieme a delle bande che con la cultura non hanno niente a che fare. Ogni anno la cultura non può andare a mendicare un suo valore di esistenza rispetto a una clientela che non conosce mai fine. Questo ammonimento che ho sentito la necessità di manifestare a una politica autoreferenziale è nato dalla convinzione che non avrebbero mai tolto la Tabella H. Adesso spero che proprio da lì possa rinascere un pensiero alto e altro di quella politica del fare fatto che non trova nella clientela la sua anima ma trova sempre nella cultura e nella conoscenza il futuro. Spero in un nuovo ordinamento di meritocrazia, di rispetto per le associazioni, per le fondazioni, bisogna dividere in maniera chiara la vita della cultura e la vita di quella politica che fa della clientela un suo percorso. La cultura è sacra e non si tocca e questo è stato il gesto politico che ho voluto affermare”.
Prima della Tabella H, Antonio Presti aveva rifiutato anche il posto di Assessore ai Beni Culturali. Allora sorge spontaneo chiedersi se questi no siano stati anche un modo per staccarsi dalla politica recente del Presidente Crocetta. Presti risponde marcando la differenza tra la politica della bellezza, che guarda sempre verso l’alto, e l’altra politica, che invece è costretta alla mediazione.
“Io mi sono potuto permettere questo perché ho potuto conservare la libertà di scegliere. Il Presidente Crocetta non può invece sfuggire alla mediazione ma deve stare attento perché se questa lo riporta a un percorso di passato e non di cambiamento sarà l’implosione di un sistema. Io spero per il futuro che il Presidente possa manifestare sempre più il valore della differenza perché in tutto ciò in cui c’è differenza c’è futuro e se torniamo a riproporre gli stessi codici e gli stessi comportamenti non è politica altra”.
Guardando a Messina è innegabile che negli ultimi tempi sia iniziato a circolare parecchio malumore tra i tanti cittadini che avevano riposto nel Presidente Crocetta speranze e fiducia. Tanti gli impegni che il governatore aveva preso con i messinesi, ancora pochi i fatti. Ma Antonio Presti ricorda che che il Presidente Crocetta ha rilevato una Regione al fallimento e che anche Messina è sull’orlo di questo fallimento. Durissimo l’affondo contro chi ha retto le sorti della città negli ultimi anni. “Questo fallimento manifesta la politica scellerata di più di quindici anni, di un sistema di malaffare e corruzione, una politica che sicuramente non ha rispettato il senso comune e il bene collettivo. I cittadini si dovrebbero indignare e non riproporre la vecchia nomenclatura di una politica del nulla, di banditi e assassini, perché quando la politica distrugge la propria città ci vuole l’assunzione di responsabilità. Quello che è molto grave è che in questo momento non si vergogna più nessuno di vergognarsi, non c’è più nessuno che si indigna e allora io ripongo fiducia nelle nuove generazioni e soprattutto in nuovi percorsi etici e culturali possano restituire il senso di un fare. Tra poco ci saranno le amministrative a Messina, può essere il momento in cui questo popolo sceglie un sindaco che possa veramente tirare fuori l’anima di questa città che sono certo non vuole avere nel suo futuro il fallimento ma la rinascita”.
(Francesca Stornante)