Ninni Bruschetta a Tempostretto.it: «Noi siciliani scherziamo col comico ma siamo tragici»

Interpretato da Maurizio Marchetti, Antonio Alveario, Giampiero Cicciò, Maurizio Puglisi, Lucio Patanè, (l'unico non messinese dell'intero cast), Adele Tirante e Livio Bisignano, “L’ufficio” è un testo contemporaneo, come raramente i teatri pubblici producono, scritto da due autori di successo quali Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre, molto noti per aver firmato la serie televisiva "Boris", diventata poi anche un film. La regia è di Ninni Bruschetta, le scene di Mariella Bellantone, i costumi di Cinzia Preitano, le musiche di Tony Canto; l'aiuto alla regia è di Laura Giacobbe. A margine della conferenza stampa di presentazione dello spettacolo che si è tenuta Sabato 7 aprile alla Sala Sinopoli del Teatro, Tempostretto.it ha posto qualche domanda al regista della pièce, l’apprezzatissimo attore messinese Ninni Bruschetta.

♦ Bruschetta attore e regista: qualche somiglianza tra i due ruoli?

Nessuna, è come fare il carpentiere e l’idraulico…

♦ Lo spettacolo che il Vittorio Emanuele ha scelto di produrre ha per titolo "L'ufficio", e l’ufficio è quello divino, che Dio ha scelto di mettere in scena?

Il Dio che ho scelto di rappresentare (interpretato da Maurizio Marchetti, attore nonché direttore artistico della prosa del V. Emanuele ndr) è assolutamente un Dio Demiurgo, perché, in quanto credente, penso che Dio sia altro, qualcosa al di là dell’essere. Ciò che nella metafisica viene considerata la prima emanazione è proprio il Demiurgo che non è sempre un Dio buono ma è un Dio umano che si arrabbia, che cambia idea ma, al tempo stesso, è un Dio che crede nel bene e nella bellezza della sua creazione.

♦ Questo è un Dio che interferisce sulle vicende umane o guarda tutto da spettatore?

No, non interferisce mai ma non è nemmeno spettatore. Guarda alle vicende umane appunto da Demiurgo e cerca di infondere il bene, lì dove può, attraverso i suoi ministri che però sono incapaci. Ecco che subentra il lato comico dello spettacolo…

♦ Lei è direttore artistico del Teatro di Pace del Mela (ME), dove è riuscito, seppur parliamo di un paese e di un teatro non molto grandi a portare nomi di successo e a costruire un ottimo e apprezzato cartellone. Qual è il segreto di questo modello “Pace del Mela”?

Sì io ho accettato non per vanità ma perché ho chiesto al sindaco di farsi promotore di questa iniziativa di rilancio. C'è una buona amministrazione e il paese, che è già stato "educato" all'attività teatrale, risponde benissimo. Adesso stiamo incominciando a prendere un bel po' di gente che si muove anche da Messina, da Barcellona e fra poco prevedo che anche il bacino di utenza di Milazzo, dato che il Teatro Trifiletti è chiuso, si rivolgerà a noi. Del resto gli spettacoli di qualità interessano tutti…

♦ E Messina? Come reputa sia la situazione dell’attività teatrale nella sua città?

Abbiamo un solo teatro, un solo teatro attivo, un solo teatro finanziato e due sale dove non sempre si può realizzare tutto, occorrerebbero nuovi spazi alternativi, finanziati. Penso a delle situazioni nuove in cui i giovani, aiutati dall'amministrazione pubblica, possano esprimersi…

♦ Quale prospettiva di rilancio intraprenderebbe se ne avesse i mezzi?

Credo che una buona idea sarebbe quella di inserire il teatro nel circuito turistico. Ho sempre pensato che abbiamo una serie di patrimoni a Messina, nella sua provincia e in tutta la Sicilia che andrebbero gestiti in maniera intelligente e produttiva. Parlo del Teatro Antico di Taormina che è in una situazione disastrosa ormai da decenni, del Teatro di Tindari che è abbandonato a se stesso. E poi alcuni luoghi di cui è ricca la stessa nostra città: cito sempre il caso della zona falcata. Se si riesce a fare entrare in quello che le agenzie chiamano 'pacchetti del turista' anche la cultura, anche il teatro, ne traggono vantaggio tutti. E poi potremmo, noi siciliani, tornare alla nostra vera natura: la tragedia. Sappiamo scherzare molto col comico, ma siamo tragici, siamo i depositari della tragicità greca. E abbiamo pure i posti dove metterla in scena. E la gente verrebbe apposta per vedere noi che facciamo una cosa del genere. Non come fanno a Siracusa laddove chiamano attori da Milano, da Torino, da Roma semplicemente perché sono dei grandi nomi. Si tratta, in questo preciso caso, di un marketing squallidissimo. (CLAUDIO STAITI)

► Ninni Bruschetta (Messina, 6/01/1962) è un regista e attore teatrale, attore cinematografico e sceneggiatore. Tra le altre sue regie teatrali, spiccano I Carabinieri di Joppolo, Antonio e Cleopatra e Giulio Cesare di Shakespeare, Medea di Grillparzer. Al cinema sono da ricordare le sue interpretazioni in film come Mio fratello è figlio unico di Daniele Luchetti, I cento passi di Marco Tullio Giordana, Perduto Amor di Franco Battiato, L’uomo di vetro di S. Incerti, La vita che vorrei di G. Piccioni. Per la tv, è nel cast di numerose fiction, tra cui L’Ultimo Padrino (M. Risi), Medicina generale (R. De Maria), Un ciclone in famiglia (C. Vanzina), Attacco allo Stato (M. Soavi), Borsellino (G.M.Tavarelli). Dal dicembre del 1997 ha interpretato il ruolo di Don Giovanni nel Don Giovanni involontario di Vitaliano Brancati regia di Toni Servillo, per il progetto "Teatri alla radio" diretto da Luca Ronconi. " Ha interpreta il personaggio di Duccio, un direttore della fotografia cocainomane, per il telefilm Boris (prima, seconda e terza stagione) trasmesso dalla tv satellitare Fox. Nel 2008 è regista dell'Istruttoria, atti del processo in morte di Giuseppe Fava di Claudio Fava. Dal 1996 al 1999 è stato direttore artistico del Teatro di Messina. Nel 2010 è regista di Lavori in Corso. Nel 2010 ha pubblicato il libro "Il mestiere dell'attore" edito da Bompiani. Nel 2011 interpreta Salvatore Lobascio, vicepreside del Liceo Caravaggio nella serie TV Rai Fuoriclasse.