«Dobbiamo dire alle persone che qua c’è un default ormai di fatto, dichiarato o meno è solo questione di poco, probabilmente sarà così». Le dichiarazioni appena riportate appartengono all’allora candidato a sindaco, Renato Accorinti, e risalgono a fine maggio 2013.
L’intervista video di Tempostretto risale esattamente al 31 maggio, vale a dire qualche giorno dopo la relazione e la lettera con cui il commissario straordinario Luigi Croce invitava il Consiglio comunale a prendere atto delle gravi cirticità di Palazzo Zanca e lo sollecitava a preparare la delibera sul dissesto e qualche giorno prima dell’incontro tra l’ex procuratore capo ed i sei aspiranti sindaci.
Nell’intervista, l’attuale primo cittadino denunciava una situazione drammatica, in cui il dissesto – stando alle sue dichiarazioni – non era solo una ipotesi ma una realtà.
«C’è un deficit pazzesco – spiegava ancora Accorinti – ma la riflessione che devono fare i cittadini è che questo default non è che viene come la pioggia, non è un fatto natutale: gli amministratori hanno sperperato il denaro pubblico e senza aver nulla».
«Ognuno – incalzava Accorinti – viene qua a parlare del default come se fosse una calamità naturale; l’hannno provocato, questo è chiarissimo, e chi lo ha provocato sono state le amministrazioni che hanno governato. Hanno governato senza un briciolo di saggezza ed hanno sperperato il denaro. Tanto è vero che non abbiamo nulla».
La tornata elettorale dell’8 e 9 giugno consacrò Accorinti come sfidante nel ballottaggio del candidato del centro-sinistra, Felice Calabrò. Il 24 giugno il professore di educazione fisica, con 40 anni di battaglie alle spalle, entrò trionfante a Palazzo Zanca e, da quel momento, l’unico default di cui parlerà Accorinti sarà il default spirituale.
Quel dissesto che il 31 maggio 2013 Accorinti riteneva esistesse nei fatti non sarà più oggetto di dibattito né con la città nè con il Consiglio Comunale. Da due anni, grazie a leggi nazionali e continue proroghe, il Comune di Messina ha intrapeso un lungo e tortuoso percorso per agguantare le risorse del Fondo di rotazione nazionale.
Insediatasi il 26 giugno 2013, la giunta Accorinti ha portato in Aula il suo pimo piano di requilibrio il 30 gennaio 2014, ma con l’obiettivo – ovviamente centrato, con la complicità dei consiglieri – di farselo bocciare per poter usufruire della proproga concessa dal comma 573 della legge di stabilità 2014. Bisognerà aspettare il 2 settembre (ben 9 mesi dopo) per la nuova manovra finanziaria decennale.
Su quel documento, il Ministero ha riscontrato 23 criticità (comunicate con nota recapitata a Palazzo Zanca il 29 dicembre), alle quali il Comune ha riposto con una delibera di rimodulazione approvata il 28 febbraio 2015, ben oltre il termine di 30 giorni concesso dalla legge. Adesso, su quel documento si attende il responso del Minisetro, che sarà seguito da quello della Corte dei Conti.
A giugno, la giunta Accorinti festeggerà i suoi primi due anni di mandato e,ancora oggi, non c’è alcuna certezza che il Comune riuscirà ad evitare quel fallimento che Accorinti, a maggio 2013, riteneva conclamato, al di là della dichiarazione formale di dissesto.
Danila La Torre