«Sono Angelo Campolo, sono un attore, ho 27 anni e sono di Messina ». Con questa semplicità si presenta ai lettori di Tempostretto.it, uno fra i più talentuosi e giovani attori teatrali italiani, andato in scena, venerdì 26 agosto al Monte di Pietà con Trafficu ppi nenti in occasione del cartellone di Taormina Arte, “Un Palco a Messina”.
Classe 1983, diplomatosi al liceo classico “Francesco Maurolico” di Messina, si forma come attore tra il 2002 e il 2005 alla prestigiosa Scuola del Piccolo Teatro di Milano, fondata da Giorgio Strehler e diretta da Luca Ronconi. Ha scritto, diretto e interpretato il cortometraggio A Domani, (vincitore del premio della giuria al Taormina Film Festival del 2002) e nel 2009 ha diretto il cortometraggio Un'altra mattina (vincitore del premio del pubblico al programma 25ma Ora di La7).
Debutta al cinema con La Prima Linea diretto da Renato De Maria ma partecipa anche in Meno Male che ci sei di Louis Prieto, 20 sigarette di Aureliano Amadei e nel corto Il volo diretto da Wim Wenders.
In tv ha debuttato nel 2008 come protagonista di una puntata in Distretto di Polizia 8 e nel 2010 è tra i protagonisti del film TV Tutti i padri di Maria, per la regia di Luca Manfredi, al fianco di Lino Banfi e Lino Toffolo.
In teatro, come attore, ha lavorato diretto da registi come Luca Ronconi, Antonio Calenda, Stefano De Luca, Robert Karsen e Giampiero Cicciò.
Nel 2009 è alla regia di Trafficu ppi nenti, libero omaggio a “Molto rumore per nulla” di William Shakespeare con Livio Bisignano, Alessandro Scarcella, Simona Fiordaliso, Fabio La Rosa, Federico Pandolfino, Maria Domenica Terranova, Giada Vadalà, Ivana Zimbaro.
Tempostretto.it l'ha intervistato
Se dovessi presentare te e la pièce che replicate stasera, cosa diresti?
Allora… sono Angelo Campolo, sono un attore, ho 27 anni e sono di Messina. Oggi è il 26 Agosto, siamo al Monte di Pietà e poche ore ci separano da una replica di Trafficu ppi nenti, spettacolo andato in scena ormai un anno e mezzo fa, ma che continua ad avere molto successo, con dei ragazzi di un laboratorio che abbiamo curato insieme ad Annibale Pavone. Giochiamo un po’ sull’idea che Shakespeare possa essere di Messina, ma, ovviamente, tutto ciò è un pretesto, assolutamente non fondato, che però ci serve per innescare un gioco teatrale, considerato che la materia shakespeariana ci consente di fare molti esperimenti di questo tipo.
Da dove nasce l’esigenza di proporre questo omaggio a Shakespeare in una versione così diversa, dialettale?
L’esigenza, innanzitutto, nasce dall’idea del classico stesso. Il classico, a differenza di molti testi contemporanei, ha in sé una quantità di temi e una ricchezza, soprattutto Shakespeare, linguistica che ti consentono di poter catturare un po’ quello che vuoi. Voi sapete che nel mondo circolano innumerevoli tesi, secondo cui Shakespeare sarebbe danese, australiano e c’è chi lo vuole proprio italiano e chi dice che abbia proprio dei riferimenti siciliani. In effetti, questo testo, Molto rumore per nulla, è ambientato a Messina e si basa su una serie di novelle siciliane e poi possiede anche un carattere siciliano. Quindi, questa possibilità si incontra con il lavoro che portiamo avanti nel laboratorio, cioè molto basato sul dialetto e sul corpo. L’esigenza nasce perciò dall’unire tutte queste cose e dal piacere di stare in scena e lanciare un segnale a questa città che, raccontandosi che Shakespeare è messinese, cioè raccontandosi un’illusione, forse può fare in modo che qualcosa di bello venga fuori…
Il riscatto della città perciò da dove può partire?
Sicuramente dal prendere coscienza di sé, cosa che, sin ora, non ha mai fatto…
Ancora molto giovane, come ti stai trovando nei panni dell’attore di successo?
Sto scoprendo ogni giorno che questo è un mestiere che devi fare sfidando te stesso e sfidando le mille difficoltà che ci sono intorno a questo lavoro. Io ho avuto la fortuna, finito il Maurolico, di riuscire ad entrare alla scuola del Piccolo di Milano, una tra le più prestigiose e di avere dei maestri importanti. Tutto ciò mi è servito molto da base ma poi si è incontrato con il lavoro quotidiano. Nell’ultimo anno e mezzo, alla mia esperienza teatrale si è unita anche un’esperienza televisiva e cinematografica che mi ha dato molto…
Trovi molto differente lo stare dietro la macchina da presa e sul palco? Dove ti trovi più a tuo agio?
Sono due cose completamente diverse… La telecamera cattura proprio l’anima… La tecnica che ci deve essere a favore di questo strumento cambia completamente nel teatro. Vanno comunque studiate allo stesso modo, nel caso del teatro, certo, mi sento più a casa mia, ne conosco i trucchi, nel cinema e nella televisione sono in fase di studio…
Cosa ti senti di dire a chi, giovanissimo, vuole accingersi alla recitazione?
Il consiglio che dò a chi vuole intraprendere questo mestiere è di formare già una compagnia, magari con altri amici che condividono la sua stessa passione. I laboratori sono importanti, è vero, una grande esperienza di vita, ma se senti ti voler fare questo, ti armi e parti. Anche in una città come Messina.
(di Claudio Staiti)