La nota della Regione è del 3 marzo ed è firmata dal dirigente generale Gaetano Chiaro e dai dirigenti Giuseppe Sgroi e Maria Letizia Di Liberti. Con riferimento alle delibere 138 e 139 firmate dal direttore generale del Papardo Michele Vullo con le quali ha adottato l’atto aziendale e rimodulato la dotazione organica del nosocomio la Regione comunica che “non si darà corso al controllo fino all’emanazione della legge 24 (la Irccs-Piemonte) che definirà le procedure per il passaggio della disponibilità dei posti letto, degli immobili, delle attrezzature e del personale del Piemonte all’Irccs”. In sostanza fino alla conclusione della nascita della nuova azienda i provvedimenti restano congelati.
Immediata la replica di Vullo che in una nota indirizzata all’assessore Gucciardi, ma anche alla Corte dei conti e al prefetto, sottolinea le conseguenze ed i rischi del “congelamento” dei provvedimenti che riguardano la pianta organica e l’organizzazione aziendale.
“La comunicazione, che blocca la programmazione aziendale e gli strumenti fondamentali per realizzare qualsivoglia obiettivo sia sanitario sia economico aggrava ancora di più la situazione aziendale (unica in tutta la Sicilia) già ampiamente penalizzata dalle vicende correlate alla questione Piemonte. A ciò si aggiunga che l’Azienda rischia di non poter più usufruire delle norme previste dalla recente Legge di stabilità 2016 concernenti il Piano assunzioni personale sanitario”.
Vullo ripercorre poi le ultime tappe della vicenda, ricordando anche l’avvio dell’accorpamento dei doppioni come previsto sia dal decreto Balduzzi che dal decreto dell’assessore Gucciardi della scorsa estate, attraverso anche un cronoprogramma per la rifunzionalizzazione del Piemonte (da completare entro il 31 ottobre 2015). Nella nota di risposta al dirigente il manager del Papardo ricorda poi come, dopo il varo della legge 24 e in attesa del decreto attuativo (firmato da Gucciardi a metà febbraio e approvato in Commissione a fine mese): “l’azienda si vedeva costretta a revocare la delibera del 2 settembre di trasferimento delle unità operative duplicate dal Piemonte al Papardo. Si richiedeva altresì all’assessorato di finanziare l’assunzione a tempo determinato di personale sanitario necessario a garantire la sicurezza dei pazienti e degli operatori sanitari, stante l’annullamento delle economie di scala derivanti dall’accorpamento dei reparti doppioni ed il disposto della legge 24 che assegnava al Papardo di garantire il miglior funzionamento del Pronto soccorso del Piemonte nelle more dell’emanazione del decreto attuativo”.
Il manager evidenzia come lo stop all’iter e all’atto fondamentale che consente la programmazione impedisca iniziative e mantenga l’azienda in una situazione di stallo. Infine il mantenimento di una struttura paralizzata determina anche uno spreco di risorse di notevoli dimensioni.
“Nel 2015-prosegue Vullo nella nota di risposta alla Regione- presso il pronto soccorso del Piemonte erano in servizio circa 300 unità di personale, ridottosi a 237 nel dicembre 2015, in seguito al trasferimento del polo materno-infantile dal Piemonte al Papardo”. Il fatturato del Pronto soccorso del Piemonte, stando ai dati del manager è passato dai quasi 16 milioni del 2014 ai 14 del 2015 e gli accessi si sono ridotti da 28.162 del 2014 a 26.534 del 2015. La situazione è peggiorata con il 2016 ed infatti a gennaio gli accessi al Pronto soccorso del Piemonte si sono ridotti da 2.650 del gennaio 2015 ai 1.447 del gennaio scorso.
“Deve quindi porsi in rilievo l’evidente danno economico che il Papardo ha sopportato e dovrà subire in futuro. Tutto ciò non può non avere conseguenze negative nei confronti di questa Amministrazione anche in considerazione delle disposizioni della Legge di stabilità che prevede fra l’altro il raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario aziendale, pena la decadenza del direttore generale. A tal proposito non si nasconde la preoccupazione che dietro la strategia dell’anatra azzoppata si celi l’obiettivo di impedire il processo di risanamento in corso al solo scopo di creare le condizioni per applicare al sottoscritto le prescrizioni nazionali in tema di equilibrio economico,che in questo caso sarebbero usate rigorosamente”.
Michele Vullo nel rispondere alla Regione teme quindi che dietro il congelamento degli atti aziendali, e quindi delle risorse per la pianta organica, si celi una strategia volta a colpire l’azienda e a comportare la sua conseguente decadenza dal ruolo come previsto dalla norma.
Rosaria Brancato