Un clima teso, un muro contro muro fomentato da persone che, da un lato e dall’altro, hanno lanciato accuse pesanti. Ciò che in altre città è la normalità, a Messina è diventata una battaglia senza esclusione di colpi.
L’ordinanza del Tar non ha fatto altro che accendere animi già mossi da mesi di contrapposizioni. Gli avv. Fernardo Rizzo e Andrea Vadalà, difensori di cinque dei sei ricorrenti, raccontano che, nel corso della manifestazione di sabato, “una trentina di persone, ben identificate dalle telecamere, rivolgeva ad alcuni degli esercenti commerciali ricorrenti espressioni sconvenienti, diffamatorie ed offensive, che saranno oggetto di accertamento giudiziario”.
Oltre che per denunciare il fatto, i due legali intervengono per chiarire che “il ricorso, benché proposto formalmente da 5 commercianti e 1 residente, è sostenuto e fatto proprio da oltre 150 commercianti della zona interessata riuniti in un comitato spontaneo, i quali erano pronti tutti ad agire in giudizio”. Se i ricorrenti sono stati solo sei, è stato solo “per mera opportunità processuale”. Tanto che gli oltre 150 esercenti avevano già proposto altre azioni penali alla Procura della Repubblica per abuso di ufficio ed ancora atti stragiudiziali di diffida all’amministrazione comunale. “In particolare, quello del 29 aprile – scrivono gli avv. Rizzo e Vadalà -, è stato sottoscritto da ben 248 esercenti, per chiedere “una perentoria riforma dell’isola pedonale che, come modulata, arrecava loro gravi pregiudizi economici”.
Rizzo e Vadalà, infine, ribadiscono quanto già è stato chiarito in questi giorni. Vale a dire che l’ordinanza del Tar si rifà alla mancata applicazione del Piano Generale del Traffico Urbano, indipendentemente da chi fossero i ricorrenti. “Appare bizzarro – concludono – che coloro che invocano il proprio diritto dinnanzi a un giudice vengano additati come incivili da chi viola la norma giuridica e con ciò sovvertendo i cardini del nostro ordinamento”.
(Marco Ipsale)