Dopo tanti mesi in cui a parlare sono state le immagini delle tv, le cronache degli sbarchi, il caos nelle strade, sono finalmente loro a raccontarsi, i lampedusani. Lo fanno attraverso le pagine del libro “Sullo stesso barcone. Lampedusa e Linosa si raccontano”, edito casa editrice Tau su iniziative della Fondazione Migrantes e presentato ieri pomeriggio nell’Isola “cuore” del Mediterraneo. Una terra che i due autori, la “nostra” giornalista Elena De Pasquale e il “nostro” direttore Nino Arena, hanno avuto modo di documentare attraverso un altro punto di vista, quello, appunto, degli isolani, di cui hanno cercato di “afferrare” paure, emozioni, gioie, andando però oltre l’emergenza sbarchi. Perché le Isole delle Pelagie balzate sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo per lo “tsunami umano” dei mesi di febbraio-marzo, rappresentano invece culla di una comunità che è stata capace di colmare le tante falle venutasi a creare in quel sistema dell’accoglienza che politica e diplomazia non sono state capaci di mettere in piedi.
Ad intervenire in occasione della presentazione del libro, avvenuta nei locali della Chiesa di San Gerlando, “quartiere generale” nei giorni dell’emergenza, grazie alla guida del vulcanico parroco Don Stefano Nastasi, Mons. Bruno Schettino, arcivescovo di Capua e presidente della Commissione Episcopale per le Migrazioni della CEI, Mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e membro della Commissione Episcopale per le Migrazioni della CEI, Mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes e il Diac. Santino Tornesi, direttore dell’Ufficio Regionale per le Migrazioni della CESi.
«E’ nato tutto per caso attraverso una telefonata – ha esordito Don Stefano Nastasi – ma adesso siamo riusciti a concretizzare la nostra esperienza e il nostro incontro in questo libro che vuole cercare di raccontare voi, ciò che avete provato, allargando le prospettiva su un’Isola che ha tanti problemi ma che viene dimenticata, non solo nell’emergenza ma anche nell’ordinarietà». A precedere gli interventi dei vescovi, la proiezione di un video realizzato dall’Ufficio diocesano Migrantes di Messina (post-produzione Gng Studio) che attraverso i volti di migranti, volontari, lampedusani ha ripercorso i momenti più significativi dell’emergenza.
«Conservate nel vostro cuore la speranza che avete saputo coltivare – ha affermato Mons. Schettino, arcivescovo di Capua – perché ci saranno altri momenti in cui dovrete sostenere lo spirito. Quello che è successo negli scorsi mesi deve riuscire a fare riflettere tutti, deve servire da esempio. Troppo spesso nei momenti di concitazione non c’è il tempo di pensare a quello che è successo ma ora è questo che si deve fare».
A seguire spazio a Mons.Mogavero: « Probabilmente non tutti hanno capito l’importanza dei gesti di accoglienza che avete compiuto, ma è proprio su questi che dobbiamo interrogarci. Il Mediterraneo deve unire e non dividere. Riappropriamoci del nostro mare, perché appartiene prima a noi che ad altri».
Per finire la parola a Mons. Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes: « La produzione di un libro è sempre un ‘evento’, un segno e un gesto creativo. Un libro segna un momento storico, in termini di linguaggio, di temi e di protagonisti. Credo che il libro ‘Sullo stesso barcone’ abbia questa qualità di segno e di gesto creativo, che si inserisce dentro un tempo di 9 mesi che hanno fatto nascere una pagina nuova di storia di due isole, Lampedusa e Linosa, due città, due comunità ecclesiali. E’ una pagina senza dubbio che è stata difficile, sofferta, ma non priva di aspetti straordinari. Il libro vuole raccontare questa ‘nascita’ o ‘rinascita’ mostrando in maniera coerente protagonisti sconosciuti, pagine dimenticate o trascurate, momenti straordinari, attraverso la penna di Elena De Pasquale e Nino Arena. Le pagine si leggono di corsa, come di corsa sono passati questi giorni e mesi trascorsi. Una corsa contro il tempo, contro le inadempienze, contro le delusioni, contro le illusioni, contro le sofferenze e le gioie, le speranze e le angosce. Una corsa anche della Parola, custodita con fedeltà dentro la liturgia e la catechesi e la carità di due comunità parrocchiali, che si è confrontata con le parole deboli di un mondo della comunicazione di massa».