Si annuncia l'avvio della costituzione di un “Comitato per il SI” al referendum costituzionale.
Ad ottobre ciascuno di noi è chiamato a pronunciarsi su ciò che è stata l'Italia sino ad oggi e su ciò che sarà in caso di vittoria del SI.
La revisione della seconda parte della Costituzione rappresenta la principale missione della legislatura in corso, ed è il perno dell'impianto di riforme su cui si basa l'impegno più importante del governo Renzi.
Il 12 aprile 2016, con 361 voti favorevoli, 7 contrari e 2 astenuti, si è concluso l’iter parlamentare della riforma costituzionale avviato in Senato il 15 aprile 2014. Adesso, secondo quanto previsto dall'articolo 138 della Costituzione, la riforma sarà affidata al giudizio conclusivo degli italiani.
Da un sistema di legislazione lenta e farraginosa si passerà ad un meccanismo serio, snello ed efficace. La riforma costituzionale renderà il sistema parlamentare meno ingessato, un sistema che ha prodotto in settant’anni 63 governi, caratterizzato da una continua instabilità che all’unanimità le forze politiche concordano da decenni di voler cambiare.
Da una politica che ha mantenuto fin qui privilegi e poltrone si passerà ad un abbattimento dei costi che eliminerà centinaia di poltrone. Una volta entrata in vigore la riforma contribuirà a rendere il paese più moderno e più efficiente e in linea con le maggiori democrazie occidentali.
Da un Paese con un Parlamento ridotto a giocare il ruolo, nella migliore delle ipotesi, di semplice organo di controllo sul governo, si passa ad un Paese che ha voglia di cambiare e che affida le proprie sorti a chi vince le elezioni.
Quest'ultimo passaggio è fondamentale in tema di stabilità, non solo politica, del sistema italiano: non ci saranno più scuse per chi governa, o si producono risultati positivi o si va a casa.
Una sola Camera, che, escluse alcune materie, svolgerà la funzione legislativa esclusiva; iter legislativo semplificato; nuovo rapporto tra Stato e Regioni; abolizione del Cnel; vincolo di trasparenza in Costituzione; tagli ai costi della politica: eliminati i rimborsi pubblici ai gruppi politici regionali e stabilito un tetto agli stipendi di Presidenti e consiglieri regionali, che dovranno essere pari o inferiori a quello dei sindaci dei Comuni capoluogo di Regione, insomma la riforma costituzionale non sarà la riforma di Renzi ma quella di un'Italia che si candida a essere leader in Europa e nel mondo.
I nostalgici voteranno no per mantenere le proprie poltrone e i propri privilegi guardando alle prossime elezioni, noi penseremo a lasciare un Italia migliore alle future generazioni e per questo voteremo SI.
A tal uopo comunico che da qui a breve si costituirà un comitato per il SI che promuoverà una serie di iniziative nel territorio della Provincia di Messina ovvero dibattiti e incontri per confrontarsi e approfondire.
Il cambiamento ci chiama, rispondiamo a gran voce SI.
ing. Nicola Barbalace