Un minuzioso e dettagliato lavoro di ricerca che intende mettere in luce gli effetti che la recente riforma del lavoro,varata dal governo un anno fa, ha avuto sul nostro territorio. Così potrebbe essere riassunto il Report che la Cisl ha presentato venerdì 15 aprile in occasione del seminario di approfondimento dal titolo “L’effetto Jobs Act sulla provincia di Messina”.
Il dossier nasce dal lavoro iniziato già dal 2013 dal Centro Studi Cisl Messina che ha creato una apposita Banca Dati per la provincia per analizzare, in assenza di un Osservatorio provinciale più volte sollecitato, i dati sull’occupazione del territorio, estrapolati dal Sistema delle Comunicazioni Obbligatorie.
Diversi gli aspetti presi in esame dal report: dai rapporti tra le nuove assunzioni, il totale delle assunzioni con contratto a tempo indeterminato, e i contratti a tempo indeterminato effettuati con il Jobs Act nel corso del 2015 suddivisi per zone,ai dati relativi alla chiusura di numerose aziende.
Secondo quanto riportato dal report, per quanto riguarda i flussi occupazionali della nostra provincia si assiste a un netto calo delle assunzioni nel corso 2015 rispetto al 2014. Infatti, a fronte di un trend che nel 2013/2014 aveva portato circa 50.000 nuove assunzioni, dopo la riforma del lavoro si è registrato un calo di 20.368 avviamenti.
Un altro aspetto importante sottolineato dalla Cisl, è che se il Jobs Act ha favorito al diminuzione dei contratti a tempo determinato pari a 29.745, si è registrato solo un aumento minimo dei contratti a tempo indeterminato. Così come non si registra una tendenza alla stabilizzazione degli apprendisti o dei contratti di inserimento.
I numerosi dati raccolti con cura dal Centro Studi della Cisl nel report realizzato da Francesco Rubino, dimostrano come nella nostra provincia il Jobs Act non abbia prodotto l’incremento occupazionale atteso.
Anche per quanto riguarda il tessuto imprenditoriale i dati non sono incoraggianti. Infatti, tra il 2014 ed il 2015 a fronte dell’apertura di 978 nuove aziende, altre 1.426 sono state costrette a cessare la loro attività. Le maggiori perdite si registrano in particolare nel settore dell’agricoltura, dell’industria e delle costruzioni .
Un trend questo che secondo la Cisl si aggraverà ancora di più fino a quando non si interverrà attivamente per far riprendere l’economia.