MESSINA – “La notte del 9 febbraio la mia compagna mi chiamava sul cellulare e mi comunicava di sentirsi molto male e che aveva delle perdite. Quindi mi portavo presso la sua abitazione per verificarne le condizioni di salute. Ivi giunto, costatando le precarie condizioni in cui versava, provvedevo autonomamente ad accompagnarla presso l’ospedale Papardo.” Comincia così il racconto che il messinese ha fatto ai poliziotti, chiedendo loro di capire perché la sua bimba, che avrebbe dovuto nascere il giorno dopo ed era stata chiamata Alessandra, è nata morta. Lui ha 36 anni, la neo mamma altrettanti, la loro relazione andava a gonfie vele e quando lei ha saputo di essere incinta la felicità è esplosa ed ha riempito le loro vite per 9 mesi. Il corredo, il fiocco rosa, i primi giochi per la piccola già pronti. Mancava soltanto un giorno alla sua nascita. Ma quella notte tutto si è trasformato in un incubo, e per loro la mattina di sole non è ancora tornata.
Assistito dall’avvocato Nino Cacia, l’uomo ha presentato un esposto chiedendo alla magistratura di fare chiarezza su quel che è accaduto ed accertare eventuali responsabilità. Il sostituto procuratore Piero Vinci oggi nominerà il medico legale che effettuerà gli esami necessari, intanto ha iscritto nel registro degli indagati il ginecologo di fiducia della coppia, in servizio al Papardo. L’ipotesi di reato è di interruzione colposa di gravidanza.
E’ mezzanotte e mezza quando la coppia arriva al Papardino. Alla donna viene eseguito un trattamento d’urgenza. “Venivo informato da un medico sconosciuto che mi comunicava che dal tracciato eseguito risultava non essere più presente il battito cardiaco del nascituro e che era necessario eseguire un cesareo. Preso dallo sconforto e dal dolore per la notizia ricevuta, alle 3 circa ho provato più volte a chiamare il ginecologo sul cellulare, ma non ricevevo alcuna risposta alle chiamate. Quindi la mia compagna veniva portata in sala operatoria dove le è stato eseguito l’intervento cesareo con la conferma che il nascituro era deceduto. “
Il trentaseienne ha spiegato ai poliziotti anche che il 3 febbraio precedente la prima figlia della sua compagna era risultata positiva al coronavirus e la donna ha effettuato un tampone, risultando negativa. Anche la sorella della partoriente ha presentato analoga denuncia, precisando che la donna era risultata negativa il 3 mattina ma il pomeriggio, avendo dolori e febbre alta, si è rivolta al ginecologo di fiducia che le ha consigliato di prendere la tachipirina. In un paio di giorni la donna si è ripresa e il 7 febbraio si è presentata al Papardo per sottoporsi al tracciato concordato. In ospedale però, saputo del contatto con la bimba positiva, hanno rinviato l’esame al giorno dopo e le hanno chiesto di effettuare un tampone, che ha rivelato anche la sua positività. L’8 febbraio la donna ha quindi eseguito l’esame nel reparto covid, esame che non ha rivelato anomalie. In meno di 24 ore, però, tutto è precipitato.