L’innovazione sociale a base culturale ha assunto la dimensione di un fenomeno tra i più interessanti nei processi di rigenerazione umana. La cultura è un formidabile condensatore di coesione sociale perché da un evento, una performance, si possono innescare processi di costruzione di comunità in senso più aperto e inclusivo così come, grazie ad un’alleanza strategica tra cultura, arti e salute,è possibile ripensare un nuovo modello di welfare in cui ben si innesta uno degli hashtag più ricorrenti durante la pandemia dovuta al covid 19 ovvero la“#Culturacura”.
“L’arte è terapia sociale” affermava il compianto maestro Ezio Bosso che fu tra i promotori del Cultural Welfare Center. La Cultura, infatti,ha impatti significativi nei modelli di promozione della salute, di accompagnamento ai percorsi e alle relazioni di cura, nella creazione di comunità, nell’empowerment di ogni persona, in tutto l’arco della vita, delle persone fragili, dei gruppi e delle famiglie vulnerabili per la promozione di relazioni generative e solidali e al potenziamento della creatività.
L’Italia è caratterizzata da innumerevoli pratiche culturali e artistiche che coinvolgono molti cittadini, interi gruppi sociali e seppur il welfare culturale non è ancora significativamente sviluppato, sono numerose le
iniziative che rappresentano un modello virtuoso a cui ispirarsi vedasi il “Dance Well–movement research for Parkinson” posto in essere nella Provincia Autonoma di Bolzano; l’InfoMus di Genova; i Musei toscani per
l’Alzheimer.
Affinché si possa parlare di welfare culturale occorre considerare progetti ed iniziative che arrivino a coinvolgere in modo esplicito e consapevole anche i soggetti istituzionali che fanno parte del sistema del welfare
“aziende sanitarie, amministrazioni locali, centri e organizzazioni di assistenza e di cura”.
Nel territorio di Messina da anni si lavora in direzione del welfare culturale coniugando arte, salute psico-fisica e politiche sociali. L’intreccio tra le politiche culturali e le politiche di sviluppo e promozione di welfare
comunitario, nel tempo, hanno dato lo start per la riscoperta di siti e spazi, quali luoghi di promozione della conoscenza, del coinvolgimento attivo delle persone, di sviluppo delle competenze che evolvono e si
trasformano in veri e propri attori di co-promozione del welfare territoriale.
Numerose sono le azioni di affidamento ai cittadini di contest culturali, quali percorsi non solo di legame territoriale ma anche e soprattutto di costruzione di circuiti della bellezza entro cui ciascuno può riconoscersi e
apportare cambiamenti a se stesso e all’ambito in cui vive.
Trattasi di spazi di elaborazione culturale, che accolgono, indirizzano, mettono in relazione persone, suscitano interessi, alimentano la cura per la comunità e la sua storia tale da recuperare energie per la comunità e chi ci
vive. Purtuttavia gran parte di essi sono state iniziative singole, spesso frutto di sensibilità o bisogni di specificità sociali. Non si è costruito un percorso di condivisione e soprattutto è mancato un coordinamento strategico per una maggiore inclusione ossia una regia istituzionale che abbia saputo legare il loro valore con la conoscenza e la consapevolezza collettiva.
In tal senso è significativa la progettazione della designer Sara Ricciardi che nel 2015 ha creato “arcipelago urbano”, ossia un progetto di rigenerazione urbana volto a riqualificare, grazie al design, cortili e piazze situati nei quartieri più popolari di Milano. Sedute colorate, lampioni, piante, opere d’arte posti in un contesto urbano allo scopo di stimolare i cittadini a condividere gli spazi e a relazionarsi tra loro, rafforzando il senso di comunità e migliorare il benessere delle persone. Tale progettualità potrebbe diventare un modello per il territorio messinese e innestarsi nel più ampio programma di riqualificazione urbana a seguito del risanamento delle aree ex baraccate.
E’ di tutta evidenza che porre al centro il benessere del cittadino non solo come fruitore ma anche come agente di cambiamento e attore nella promozione del welfare territoriale, conferma il valore del welfare culturale quale elemento caratterizzante di aggregazione, azione per le diverse abilità in ottica inclusiva e di pari opportunità, fuoriuscita da circuiti di microcriminalità con azioni e laboratori mirati al potenziamento della cultura nelle sue diverse forme, ma anche laboratorio di costruzione della speranza.
Occorre un dialogo a più voci per attribuire alla cultura il valore di agente di trasformazione sociale e risorsa di welfare, leva fondamentale dell’insieme delle misure necessarie a garantire il benessere dei cittadini.
Reputo opportuno :
Tonino Genovese