Pur impegnandosi con assiduità nella fotografia da relativamente poco tempo – ma ne è appassionata da sempre – Teresa Bontà ha ottenuto consensi e riconoscimenti in diversi concorsi e esposizioni.
Nata a Licata nel 1981, Teresa Bontà è rimasta in Sicilia fino ai vent’anni. Poi, per motivi familiari e di lavoro, si è spostata prima a Livorno e in seguito a Arabba, vicino Cortina d’Ampezzo. Adesso vive a Mira, dove è arrivata nel 2013.
“Mi sono interessata di fotografia fin da piccola” racconta Teresa Bontà, “ma è stato circa cinque anni fa, dopo la separazione da mio marito, che il mio impegno in quest’arte è aumentato considerevolmente. Ho frequentato un corso a Mestre, ma ho studiato molto da autodidatta. Sia guardando video e tutorial, che facendo esperienza, cosa che rimane fondamentale. Col tempo ho scoperto il mio lato creativo, applicandolo alla fotografia. Quando realizzo un servizio mi concentro su come rappresentare un argomento o una sensazione”.
“Come si può immaginare, trovarsi da sola con una bambina è un momento difficile. Dovevo essere fronte davanti a mia figlia, ma da sola non potevo evitare lo sconforto. Le foto di quel periodo raccontano come mi sentivo. Sono dietro l’obiettivo, ma è anche come se fossi davanti”.
Proprio con due scatti che mostrano la solitudine la sofferenza, Teresa Bontà partecipa al Premio Arte Laguna. “All’inizio ero un po’ restia a mostrare queste foto. Poi, col tempo, ho compreso che non c’era niente di male nel provare quegli stati d’animo. Al contrario, rappresentarli e condividerli poteva, anzi può, essere utile”.
Un elemento fondamentale nella fotografia di Teresa Bontà è il bianco e nero. “Si pensa che il bianco e nero non abbia colori, ma non è così. Personalmente lo amo per l’eleganza e per come rafforza ciò che viene immortalato. Amo la fotografia che racconta, e il bianco e nero rafforza la narrazione. Il mio maestro è stato Ferdinando Scianna, e mi sono molto ispirata a lui. Il bianco e nero è un racconto di luce. Per quanto possibile cerco di evitare l’uso di luce artificiale. Preferisco impegnarmi per essere a un dato posto al momento esatto in cui la luce è perfetta per ciò che ho in mente”.
Altra fotografia che ha attirato l’attenzione, oltre che meritato il Premio speciale della giuria al Premio Michelangelo Vizzini, quella che mostra un bacio tra due donne. “Anche la location ha fatto scalpore, perché il bacio avviene proprio di fronte una chiesa, luogo per eccellenza della tradizione. L’omosessualità non è più il tabù che era venti anni fa, ma ancora c’è molto da fare per combattere i pregiudizi. Per esempio, cercando i soggetti per questa foto, ho avuto delle difficoltà. Molti hanno rifiutato temendo le critiche e i pettegolezzi che sarebbero seguiti. Fortunatamente due donne, tra l’altro entrambe eterosessuali, hanno accettato condividendo il messaggio che ogni amore merita rispetto”.
Con Teresa Bontà parliamo del confine che separa il fotografare per sé, per tirare fuori ciò che si ha dentro, dal fotografare per gli altri. “Sicuramente i miei primi scatti, come dicevo, erano per me. Per tirare fuori ciò che avevo bisogno che uscisse. Già il servizio fotografico di cui fa parte l’immagine del bacio, realizzato a Palma di Montechiaro, lo considero realizzato per gli altri. Non parla, infatti, di me. Raffiguro un mondo che volevo mostrare. A giugno inoltre ho realizzato un servizio che parla di amore e gelosia. Spesso la seconda supera il primo, diventando morbosa, una manifestazione del senso di proprietà più che dell’amore. Un problema che, purtroppo, in Sicilia è più forte che altrove.
Tra gli estimatori di Teresa Bontà anche il noto stilista Stefano Gabbana, che ha dimostrato di apprezzarne gli scatti sui social. Proprio a lui, e soprattutto alla Sicilia, la fotografa rivolge un ultimo pensiero. “La Sicilia e i siciliani hanno problemi e difetti, come ad esempio appunto la gelosia. Ma hanno anche una ricchezza impressionate. Stefano Gabbana questo lo sa benissimo, infatti nelle sue creazioni si sente fortemente il tocco della bellezza siciliana. È bello che per un servizio per la sua azienda, ambientato in Sicilia, abbia chiamato Ferdinando Scianna. Un fotografo siciliano può immortalare la nostra terra meglio di altri, perché ne porta dentro la tradizione e la sensibilità. Mi auguro che per progetti simili, in futuro, torni a coinvolgere fotografi siciliani.”