Politica

La guerra del ponte e l’assenza di una visione sul futuro

MESSINA – Da una parte la rete no ponte, reduce da un nuovo corteo nel cuore di Messina. Dall’altra, l’amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci, che respinge le critiche e difende il progetto ponte sullo Stretto. La guerra del ponte è quanto di più attuale, assieme alla guerra dell’acqua, che ci possa essere sulla scena del dibattito pubblico. Ma quello che è mancato, in questi anni, è una riflessione operativa, pensiero e azione, sul futuro del sud. Come mai? Soprattutto a causa di una classe politica debole e inchiodata al qui e ora. Prigioniera del presente peggio di un giornale in cui avvolgere il pesce il giorno dopo la pubblicazione.

Bisognerebbe ripartire da qui. Pensiero e azione su un Meridione da rivitalizzare, qui e ora e con pensieri ad ampio respiro. Non da un’operazione frettolosa e priva di una visione completa, consideratto l’impatto pesante del ponte sul territorio, ma da nuove idee economiche, sociali e infastrutturali per far ripartire il sud, la Sicilia e Messina. Aggiungiamoci lo scippo dei Fondi Fsc, per lo sviluppo e la coesione. 1,3 miliardi che servono a una Sicilia e a una Calabria su più fronti.

La rete no ponte: “La società Stretto di Messina va chiusa”

Nella guerra del ponte, intanto, questo il commento della rete che ha organizzato la manifestazione del 10 agosto: “Con la stessa forza di sempre, migliaia di No ponte sono tornati a marciare per dire che la partita deve essere chiusa definitivamente e che per questo va chiusa la Stretto di Messina Spa. Per ribadire che i 14 miliardi di euro, che il governo vuole impegnare per un’inutile e devastante infrastruttura, devono essere invece utilizzati per ammodernare le rete idrica, per una sanità migliore che smetta di funzionare secondo logiche aziendali e di profitto. E per la messa in sicurezza del territorio dal rischio incendi, idrogeologico e sismico e per realizzare infrastrutture utili alle persone e non agli speculatori. Devono essere gli abitanti dei territori a decidere le sorti del loro presente e del loro futuro”.

Invece del ponte: “Sull’acqua la propaganda pontista vuole prenderci in giro”

Da parte sua, il comitato “Invece del ponte” intreccia le due “guerre”, quella del ponte e dell’acqua: “Messina è assetata come non mai e allora la propaganda del ponte si getta sull’osso, strombazzando che con l’opera – implicitamente, solo con essa – la città potrà risolvere tutti i suoi guai. La propaganda stravolge la realtà. Per il suo impatto potenziale sull’approvvigionamento idrico cittadino la costruzione del ponte toglierebbe al contrario acqua dal rubinetto ai messinesi. Solo per i 330 mila mc di calcestruzzo, necessari per i blocchi di ancoraggio a Granatari, servirebbero 39 milioni di litri d’acqua. Per il Comune il progetto del ponte prevede una “richiesta idrica all’Amam di oltre 43 litri/secondo e la costruzione di nuovi pozzi in aree già interessate da opere ci captazione dell’acqua” (quindi in competizione con l’uso urbano della risorsa). Il tutto causando “diminuzione della produttività di Amam”. Inoltre, il cantiere prevede di smaltire le acque di scarico tramite “l’utilizzo delle condotte sempre della partecipata“. Altro che soluzione, WeBuild è candidata a diventare la più grave minaccia al già complicato futuro idrico di Messina”.

Ciucci: “Il ponte è fattibile da 20 anni e frutto di esperti mondiali”

Nel frattempo, così ribatte l’ad della Stretto di Messina Ciucci: “Si continuano purtroppo a ripetere le solite dichiarazioni prive di fondamento tecnico-scientifico, mirate a creare confusione e ingenerare dubbi inesistenti. Si contesta un’opera, fattibile da vent’anni, il cui progetto è stato redatto dai migliori esperti al mondo per quanto riguarda i ponti sospesi e le grandissime infrastrutture: ogni possibile aspetto è stato affrontato, studiato e risolto, come il transito delle più grandi navi e dei più pesanti convogli ferroviari, la resistenza a violentissimi terremoti e a onde di tsunami e a venti mai registrati nello Stretto. Per fronteggiare le infiltrazioni della criminalità organizzata, verranno messi in campo protocolli innovativi. Sono state prese misure straordinarie nei confronti dell’ambiente, mai attuate per alcuna opera pubblica. La società lavora con impegno e nel pieno rispetto delle norme, ascolta le richieste del territorio, dialogando costantemente con le istituzioni locali. L’opera “Ponte” creerà un polo scientifico in sinergia con le Università locali e consentirà di attivare una seria formazione professionale per i profili lavorativi richiesti”.

Rimane l’assenza di un pensiero sul sud e le sue potenzialità

Oltre al tema delle conseguenze dei lavori su una città già da rianimare, e ora imprigionata in un’eterna incognita legata al ponte, insistiamo, manca una visione di futuro. Un’idea sociale, politica, culturale, economica all’altezza della crisi che attraversano realtà come Messina e buona parte del Mezzogiorno. Dall’identità di una città dello Stretto che deve aprirsi al mondo bisogna ripartire in un “ponte” che unisca il presente e il futuro. Progetti e idee che mettano insieme sogni e bisogni, idee, visioni e progetti. Tutto il resto rischia di bloccare ancora di più.