Attualità

“Discriminazione è non consentire agli studenti di vivere il proprio tempo nell’Ateneo”

Gent.ma redazione, sono Antonio Centofanti assegnista di Ricerca in Anatomia umana e da poco eletto a rappresentare la mia comunità (assegnisti e dottorandi) in Senato accademico. Ho constatato come il documento dei 150 docenti abbia suscitato grande attenzione mediatica e ho trovato molto corretto concedere il diritto di replica al Magnifico Rettore. Il giorno dopo quel documento ho esposto il mio pensiero, che ho il piacere di sottoporre alla vostra attenzione. Nel ringraziarvi per come interpretate il giornalismo, in un’epoca buia, vi porgo cordiali saluti.

Il testo della lettera:

“In questi giorni ho letto il documento di 150 docenti universitari italiani, tra cui 8 messinesi, che si sono dichiarati contrari al green pass, poiché a loro avviso lede l’articolo 32 della costituzione. Questo perché le università italiane, hanno deciso che per riprendere regolarmente la vita di Ateneo dopo oltre un anno e mezzo, docenti, personale amministrativo e studenti dovessero possedere il green pass. Quello che lascia perplessi non è l’espressione di una posizione ideologica da parte di questo gruppo esiguo, ma l’assenza di una proposta costruttiva, per consentire ad una comunità di riacquisire il diritto di abitare il proprio Ateneo, in un contesto di sicurezza sanitaria. Per carità, si può essere contrari o meno ad un provvedimento, l’indossare la mascherina, il green pass, il lockdown rappresentano un chiaro stravolgimento della vita di ognuno di noi che abbiamo subito, ma queste “sanzioni” sono rese necessarie dai dati provenienti dalle terapie intensive, dai reparti Covid e dal numero dei positivi, non sono il risultato di una deriva. Per questo il solo dirsi contrari costituisce un esercizio fine a se stesso, non genera alcun impatto favorevole, fa impietosamente trasparire una evidente mancanza di visione, legata al fatto che gli studenti hanno subìto un allontanamento coattivo per oltre un anno e mezzo, la formazione culturale è stata azzoppata dalla teledidattica, è stato impedito loro di respirare l’aria delle aule universitarie, di vivere i propri colleghi, di assaporare la spensieratezza che solo gli anni universitari ti donano. Il nostro vivere quotidiano è guidato da una Pandemia, parola che racchiude tutta la drammaticità del momento, che ci ha divisi, allontanati: generare altri solchi , solo per mostrarsi , risulta poco accorto. Quando poi la posizione ideologica è accompagnata da parole come autoritarismo o  discriminazione, si comprende come sia scoordinato il pensiero e sembra far emergere una sete di visibilità che li porta a cercare una sovraesposizione mediatica sui social. La discriminazione più grande è non consentire agli studenti universitari e a tutta la comunità accademica di vivere il proprio tempo all’interno dell’Ateneo. (Antonio Centofanti)