REGGIO CALABRIA – Lotta alle mafie? «Il contrasto alle organizzazioni malavitose non può essere estemporaneo: ci vuole un impegno costante, condotto da persone che conoscono il fenomeno in profondità», parola del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo.
L’esperto magistrato antimafia ha preso parte – insieme a esponenti istituzionali come il Prefetto reggino Massimo Mariani, al vicepresidente della Regione Giusi Princi, alla dirigente del Ministero dell’Istruzione Flaminia Giorda – all’incontro per il trentennale della Dia sul tema L’istruzione per l’affermazione della legalità.
Dopo l’apertura della mostra fotografica – che chiude tra poche ore – a Palazzo Alvaro, dopo l’esposizione dei resti della Quarto Savona Quindici, l’auto che fu della scorta di Giovanni Falcone, miseramente polverizzata dalla deflagrazione di Capaci, questa mattina all’Aula magna “Antonio Quistelli” dell’Università “Mediterranea” ha avuto luogo il terzo e ultimo step della “tre giorni” d’incontri per i primi 3 decenni di vita della Direzione investigativa antimafia.
Per la Dia era presente lo stesso direttore (ed ex questore di Reggio Calabria) Maurizio Vallone; per l’Ateneo reggino, lo stesso rettore Santo Marcello Zimbone e il direttore del Dipartimento di Giurisprudenza ed Economia Daniele Cananzi.
Il direttore della Dia Vallone è tornato a lanciare l’allarme sul possibile “assalto alla diligenza” dei fondi miliardari del Pnrr da parte della criminalità organizzata, e «a livello europeo. Non soltanto le mafie italiane stanno guardando a questi finanziamenti. In Italia però abbiamo la fortuna di avere una legislazione di prevenzione estremamente avanzata».
Un tema, questo, da coniugare a una tutela “pro-attiva” dei mega-stanziamenti per il Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Grazie alle iniziative che il Governo ha intrapreso, saremo in grado di prevenire qualsiasi tentativo d’infiltrazione in questi appalti – ha affermato Maurizio Vallone – ed impedire che anche un solo euro dei soldi europei possa arrivare alle organizzazioni criminali».
Ovvio che in questo momento la cupidigia delle consorterie mafiose d’ogni sorta sia al top, visto: «Ma è molto più forte la nostra capacità di prevenire questi appetiti e di reprimerli», ha ammonito il direttore della Dia, ponendo tra l’altro in rilievo il ruolo-chiave degli educatori e del sistema-Istruzione in chiave legalitaria. «Se noi riusciamo a sottrarre all’ideologia mafiosa le giovani generazioni, la mafia si dissolverà nell’arco di una generazione. Dobbiamo puntare sui giovani – è stata l’esortazione dell’ex questore reggino – per far sì che quello che non siamo riusciti a fare noi con gli adulti possa essere fatto nel prossimo futuro».