Mi ha colpito un’intercettazione di Marcello De Vito, M5S presidente del Consiglio Comunale di Roma arrestato nei giorni scorsi per corruzione.
Appena un mese fa il pentastellato diceva al telefono: “Questa congiunzione astrale … è tipo l’allineamento della cometa di Halley. E’ difficile che si riverifichi così …. e allora noi dobbiamo sfruttarla sta cosa, cioè guarda…ci rimangono due anni“.
L’elezione è un’occasione unica per trarne un vantaggio personale.
Il giorno dopo l’arresto di De Vito, arriva la notizia che anche l’assessore del Comune di Roma Daniele Frongia ( fedelissimo della sindaca Raggi) è indagato.
Il clima nella Capitale non è dei migliori e sono lontane le proteste clamorose di chi, come De Vito, gridava contro l’ex sindaco Marino per gli scontrini.
La malìa del potere e delle poltrone cambia le persone.
Nel caso del M5S questa metamorfosi si sta consumando in meno di un anno, da quando hanno firmato il contratto di governo con la Lega di Salvini. Gli unici a non rendersene conto sono loro.
Invece, ahimè, il M5S sta diventando un partito come tutti gli altri non solo perché incappa nella giustizia ma anche per le promesse mancate, gli impegni non rispettati, l’assenza di coerenza. Ed è un peccato, perché davvero le premesse del cambiamento radicale c’erano tutte.
A furia di guardare la gobba degli altri il M5S ha perso di vista le proprie.
Il senatore pentastellato Giarrusso ha fatto il gesto delle manette al Pd dopo l’arresto dei genitori di Renzi , un istante dopo che il suo partito aveva salvato il ministro Salvini dalla richiesta dei giudici di poter procedere. Giarrusso ha fatto un gesto giustizialista, come da M5S della prima ora, dopo aver fatto una votazione massimamente garantista. In quel gesto, avvenuto pochi giorni prima dell’arresto di De Vito, c’è tutta la metamorfosi del M5S che per essere al governo e per un nutrito gruppo di poltrone sta sacrificando tutto.
Il M5S si sta dimostrando il miglior testimonial di Salvini e sta spalancando le porte ad una “cavalcata” della destra. Salvini non rinuncerà affatto all’alleanza di quanti si stanno mostrando i suoi migliori portatori di voti. Più resta al governo coi 5stelle più cresce. In cambio loro hanno rinunciato a molte “verginità”.
Al di là delle acrobazie linguistiche e semantiche per giustificare il voto su Salvini (fosse stato Renzi o Berlusconi lo avrebbero giustiziato in diretta streaming), ci sono altri segnali.
La politica sui migranti vede i 5stelle impalpabili, se non del tutto proni sulle posizioni della Lega, così come le decisioni sulla sicurezza o la posizione sull’Europa. Il contratto di governo nasce da una prima deroga, “mai alleanze con i partiti” ed un clamoroso passo di gambero “mai più un governo non eletto” (Conte, così come Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, non si è mai candidato premier e la coalizione che oggi governa non si era presentata alle urne come coalizione). Passi da gambero sul Tav, sul no Tap diventato sì, no ai condoni diventato sì, “fuori i partiti dalla Rai” diventato “dividiamoci in quota la Rai”. Il muro di regole su rimborsi e indennità si è infranto sui piccole e grandi vicende, compresa quella dell’ ex presidente della Commissione Giustizia Giulia Sarti che ha “scaricato” sull’ex fidanzato le sue marachelle. Il voto di fiducia quando serve “è buono come il pane” (e quando lo usavano gli altri “puzzava di dittatura”). Stanno per cadere anche alcuni capisaldi, come le alleanze con le liste civiche (in passato viste come i peggiori dei mali) e l’addio alla regola fissa del doppio mandato. Si sa le poltrone sono come una droga, seduta su una non riesci più a rialzarti, è colpa della forza di gravità.
Cambiare è umano, purchè lo si ammetta.
Invece no. Invece c’è quella sindrome dell’Immacolata Concezione che li rende “immuni” da ogni vizio o falla. Sia che loro governino sia che stiano all’opposizione loro sono comunque nel giusto ed è il male che sta dall’altra parte.
Mentre a Roma avallano qualsiasi dettame di Salvini, in Sicilia contestano Musumeci anche quando si mette le dita nel naso. Nel furbissimo silenzio della Lega, il M5S che in Sicilia ha fatto il pieno un anno fa, gioca una sola carta: il reddito di cittadinanza come se vivessimo tutti in attesa dell’ennesima forma di assistenzialismo. Sulle ex Province, nel silenzio della Lega, il M5S annaspa tra rinvii e scaricabarile e NON CANCELLA il prelievo forzoso, odiosa eredità dei governi Renzi e Crocetta.
A Messina, sulla baraccopoli, siamo alla distinzione tra poveri a 5stelle e poveri di serie B.
Incomprensibile è la bocciatura dell’ odg presentato da Matilde Siracusano che prevedeva di destinare parte delle somme del reddito di cittadinanza agli affitti per chi vive in baracca. La bocciatura ci sta politicamente, ma stupisce la replica della deputazione messinese del M5S che derubricano l’odg di Matilde Siracusano in inutile perdita di tempo e accusano il sindaco De Luca di aver fatto il furbetto nel richiedere lo stato d’emergenza quando sapeva che non avrebbe ottenuto il sì tecnico dalla Protezione civile.
Spiace che i 5stelle abbiano perso l’occasione per dimostrare che a loro il problema della baraccopoli sta a cuore e che non fanno rappresaglia politica contro chi non è del loro partito.
Contestare al sindaco di aver fatto annunci irrealizzabili sulle baracche è un po’ come annunciare di voler abolire per decreto la povertà.
Rosaria Brancato