La cosa migliore del viaggio è la sorpresa, perdersi. Lasciare andare la scaletta delle cose da fare e da vedere e cercare l’altrove, non io dove. la mostra Station to Station, curata dalla galleria d’arte reggina Technè Contemporary Art ha offerto proprio questo Altrove legando saldamente le due città dello stretto attraverso i luoghi del viaggio: le due stazioni “gemelle”. Noi di Tempo Stretto abbiamo seguito il percorso iniziato lo scorso due luglio presso la Stazione centrale di Reggio Calabria fino all’approdo presso la Stazione marittima di Messina. Un viaggio/evento promosso da RFI, patrocinato dalla città metropolitana di Reggio Calabria e dalle regioni Sicilia e Calabria.
La galleria Technè ha scelto due spazi completamente diversi: il primo claustrofobico. Un bunker risalente alla seconda guerra mondiale, fatto di piccole “nicchie” per umani terrorizzati, persi. Sostenuti, però, dalla volontà di sopravvivere in cui hanno esposto 8 artisti Grazia Bono, Gianni Brandolino, Pino Caminiti, Angela Pellicanò, Felipe Perez, Francesco Petrone; Technelab e il collettivo Zeroottouno. Il secondo aperto, un luogo di transito, di approdo. Un luogo in cui scendere o salire, finire o ricominciare, oggi inutilizzato. La sala d’imbarco della Stazione Marittima, appunto, nella quale troviamo l’imponente mosaico realizzato da Michele Cascella.
Per questa seconda tappa, questo luogo di passaggio la galleria ha scelto tre artisti: Ninni Donato, Lucilla Ragni e Mustafa Sabbagh. Il fotografo Donato decide di interagire direttamente con il mosaico attualizzandone i significati mentre l’artista Ragni “ridisegna” le coste della Sicilia. Sabbagh, invece, lavora sul mito offrendo opere disturbanti, inaccessibili e subliminali. Tre diversi approdi, tre differenti riletture ricche di spunti, ma senza risposte perchè l’arte contemporanea non risponde mai, non rivela. Non è il suo compito.