Non voglio entrare nelle ragioni della contesa tra Israele e Hezbollah, sarebbe troppo lungo e
controverso, e tuttavia non riesco più a guardare un bambino negli occhi.
Qualche giorno fa un bambino di forse 10 anni ed un neonato sono annegati davanti Lampedusa . Di fronte a tragedie come questa non mi sento più, come occidentale, l’autorità morale portatrice di valori fondanti come la solidarietà, la pace, l’attenzione per i bambini.
Assistiamo ormai da un anno alla carneficina a Gaza e in Cisgiordania ed ora il Libano. Israele ha il diritto di difendersi dopo l’eccidio del 7 Ottobre 2023, ma non a questo prezzo terribile. Diviene difficile credere che i servizi segreti israeliani non conoscessero i piani di Hamas per il 7 Ottobre e rimane l’atroce dubbio che abbiano piuttosto lasciato scatenere il “casus belli” per avere le mani libere.
Al netto delle manifestazioni che si sono svolte in tutto il mondo o quasi, l’occidente non è stato il punto di riferimento di alcuna sollevazione di massa dinanzi a tali massacri.
Gli ucraini morti sono morti, avrebbe detto il soldato di Lapalisse, ma anche i russi morti sono morti,
anche se governati da un gruppo di manigoldi ed invasori. In 3 anni sono decedute per guerre oltre 1 milione di persone! Non abbiamo niente da dire? Non abbiamo niente da fare?
Avete mai visto un bambino morto sparato? Io si. 7 ottobre 1986, ricoprivo un incarico di rilievo a Palermo. Quel giorno era stato ucciso un bambino di 11 anni su mandato della mafia, omicidio per il quale ancora i colpevoli sono impuniti. Il sindaco Leoluca Orlando mi chiamò per andare a rendere omaggio, insieme, alla salma. Non dimenticherò mai quel bambino vestito di bianco e con un piccolo foro di proiettile sulla guancia. Da allora non riesco a non indignarmi quando sento di bambini uccisi in guerra o in altre circostanze.
Nel 2002 ho avuto la fortuna di conoscere a Roma Nemer Hammad allora rappresentante dell’Olp in Italia: uomo umile, colto e profondamente animato da spirito di pace. Infatti si deve a lui, divenuto consigliere per la sicurezza di Abu Mazen, la prima tornata di trattative tra Israele e l’Olp.
Si instaurò tra di noi una profonda amicizia. Era un uomo buono ed una sera a cena mi raccontò di essere cresciuto nei campi di di Sabra e Shatila, dove assistette all’eccidio del 18 settembre 1982, compiuto dalle Falangi libanesi, alleate di Israele, e dall’Esercito del Libano del Sud, con la complicità dell’esercito israeliano, che costò un numero di vittime di oltre 3.500 e determinò la partenza di profughi, prevalentemente palestinesi e sciiti libanesi.
In quel massacro Nemer Hammad perse gran parte della sua famiglia, compresi i suoi nipoti. Era un laico e gli chiesi come mai allora una parte del mondo arabo odiava i palestinesi, mi rispose: “noi palestinesi non siamo arabi, non siamo fondamentalisti religiosi, abbiamo le migliori università.” Bene, le politiche occidentali in Medioriente hanno trasformato gran parte dei palestinesi in silenziosi alleati dei fondamentalisti.
Mentre i coloni continuano a mettere in atto impunemente azioni violente e omicide contro le famiglie palestinesi in Cisgiordania”, la mancanza di una proposta israeliana per il dopo conflitto forse cela un progetto ambizioso quanto criminale: riportare sotto il dominio israeliano la vecchia palestina da Tiro l’antica “Ba-Al Melquart” a Sidone “Ba-Al Esmun”, ad Haifa, a Jerusalem, a Gaza.
L’odio fra sciiti e sunniti facilita Israele nella sua politica di espansione. Nemer Hammad non era un uomo animato da sete di vendetta o da odio e quella sera seduti in una panchina di Villa Borghese, mi lasciò una testiomonianza dal valore quasi testamentario: “ Vedi Stefano, io non odio nessuno e ho solo un sogno: svegliarmi e vedere giocare insieme bambini israeliani, palestinesi, libanesi, americani. Ma purtroppo questo non accadrà mai perché ciò che è mio lo vuoi tu e viceversa e sono i nostri politici ad insegnarcelo”.
Dott. Stefano Nicolosi
Consulente giuridico d’impresa
Consulente di Direzione
Nella foto manifestazione a Messina contro i bombardamenti a Gaza, per le vittime civili e per la Palestina libera.