Messina precipita al 98° posto tra le 107 province italiane nella classifica sulla qualità della vita stilata da Italia Oggi in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma. Dopo quella sull’Ecosistema Urbano è un’altra tegola sulla convinzione del sindaco di Messina Cateno De Luca di avere portato a termine la sua personale missione per Messina potendosi così candidare alla carica di Presidente della Regione Sicilia. In realtà di lavoro ce n’è ancora tanto da fare per portare a compimento le azioni intraprese in direzione del cambiamento e del rilancio di Messina. Peraltro, l’indagine di ItaliaOggi riguarda le realtà provinciali e quindi investe la figura di De Luca anche nella sua qualità di sindaco metropolitano.
Ad onor del vero, però, bisogna sottolineare che i parametri presi in considerazione dall’indagine di ItaliaOggi chiamano in causa non soltanto il primo cittadino ma anche altri soggetti con funzioni politiche, istituzionali ed economiche. In sostanza la pessima posizione nella classifica della qualità della vita mette in luce la diffusa inadeguatezza di gran parte della nostra classe dirigente.
La parte della classifica riservata all’Ambiente conferma il pessimo andamento evidenziato dall’indagine sull’Ecosistema Urbano di Legambiente. Anzi, la posizione è ancora peggiore visto che ci lasciamo alle spalle solo 3 province. Bisogna tenere conto, comunque, che i dati si riferiscono al 2019. Per un’analisi il più possibile attualizzata conviene soffermarsi su componenti che ad oggi non hanno registrato cambiamenti tangibili. Tra questi si può considerare l’estensione delle piste ciclabili riferita nello specifico al capoluogo. Nel 2019 se ne registravano 3,30 Km su 100 Km quadrati, una quota davvero infinitesimale rispetto ai 184,90 Km su 100 Km quadrati di Padova. La situazione, purtroppo, non è migliorata. Anche quelle in programma non determineranno l’auspicabile svolta in termini quantitativi. Su questo fronte bisogna avere più coraggio e lungimiranza.
Anche la densità di verde urbano ad oggi non si è modificata e ci posiziona tra i capoluoghi peggiori (93° posto) con un misero 3% che fa vergognare rispetto al 35,83% del primo capoluogo in classifica (Monza-Brianza). La stessa città di Cagliari che è più simile a noi può vantare una densità di verde ben più ampia della nostra (22,45%). Questa componente è importante sul fronte della qualità della vita ma anche della salute perchè un’adeguata quantità di verde consente una più efficace difesa contro le insidie dell’inquinamento da anidride carbonica. Su questo fronte ci sono progetti in itinere come ForestaMe che dovrebbero ampliare decisamente la dotazione di alberi. Ma anche in questo caso serve ancora più coraggio: dobbiano smetterla di asfissiare la città con il cemento. Dobbiamo recuperare spazi di vivibilità con una più vasta dotazione di verde urbano. Da questo punto di vista attenzione massima bisogna dedicare sul tipo di progettualità da riservare alle aree di risanamento. Così come si dovrebbe finalmente porre in maniera concreta la questione delle aree pregiate della città assegnate ai militari, che dovrebbero tornare alla pubblica fruizione diventando fondamentali polmoni verdi.
Come era avvenuto nella classifica sull’Ecosistema Urbano la rilevata performance negativa della raccolta differenziata nel capoluogo si fonda su un dato superato, riferito al 2019 (18,82%). Non vengono, così, recepiti i rilevanti progressi ottenuti nel corso di quest’anno. La percentuale del 58% a settembre è indicativa di uno sforzo che ha ottenuto riscontri apprezzabili.
Per Reddito e Ricchezza siamo al 98° posto. La retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti in provincia di Messina è di 14.201 Euro, meno della metà di quella di Milano prima in classifica (30.594 Euro) con dati riferiti al 2019. Se pensiamo che non è il raro il caso in cui in busta paga viene dichiarata una somma superiore a quella effettivamente percepita dai lavoratori si può facilmente arguire come il reddito a disposizione degli impiegati messinesi sia in realtà ancora più basso. Questa situazione indebolisce la domanda e alimenta un circolo vizioso che deprime l’economia provinciale.
Il tasso di occupazione, cioè il rapporto tra gli occupati e la popolazione messinese, migliora rispetto al 101° posto dell’anno scorso ma rimane tra i più bassi d’Italia (41,74% contro il 72,19% di Bolzano che registra il risultato migliore) e colloca Messina al 95° posto. Il tasso di disoccupazione, cioè il rapporto tra le persone in cerca di occupazione e la forza lavoro globale, va ancora peggio (quasi il 24%) facendoci guadagnare il terz’ultimo posto in gradauatoria.
Lascia davvero interdetti il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni (58,7%) che fanno guadagnare alla provincia di Messina il poco edificante 104° posto in classifica. E’ vero che l’ingresso nel mondo del lavoro avviene ad un’età sempre più avanzata ma comunque questo dato fa riflettere molto sulla situazione economica messinese da troppo tempo e ancora oggi avviluppata in uno stato di grave crisi.
A determinarla è prima di tutto la mancanza di visione rispetto a praticabili ipotesi di sviluppo e la carenza di progettualità. Questo due decisivi aspetti ci hanno fatto perdere tante occasioni di finanziamento e tante, purtroppo, rischiano ancora di farcene perdere con riferimento soprattutto al PNRR. In questo caso i nostri politici, impegnati a garantire la loro sopravvivenza, hanno responsabilità precise.
Sul nostro poco invidiabile assetto economico influisce anche un tessuto imprenditoriale troppo spesso improvvisato, privo di una solida cultura di azienda e della capacità di intercettare il futuro e farne occasione di sviluppo.
Lascia molto da pensare, poi, anche in prospettiva economica, il basso numero di laureati: al 2020 la percentuale era del 19,20% dei soggetti tra i 25 e i 39 anni, contro il 42,50% di Ascoli, prima in classifica e il 41,90% di Milano, seconda. Se pensiamo che molti dei laureati vanno via, si comprende bene come la presenza di personale con un livello di studio elevato sia davvero contenuta nella nostra provincia e questo incide notevolmente sulla qualità della nostra condizione produttiva. Su questo, naturalmente, il sindaco non ha alcuna responsabilità mentre più di una domanda bisognerebbe porsela sull’assetto del nostro sistema formativo.
La graduatoria su Tempo Libero e Turismo ci regala qualche soddisfazione. La nostra provincia si colloca ad un buon 58° posto complessivo. I dati per molti indicatori sono molto vecchi: alcuni di essi risalgono addirittura al 2017. Volendosi soffermare su quelli che, verosimilmente, non hanno subìto variazioni a tutt’oggi, è buona la dotazione di alberghi per 100.000 abitanti (48,38) che ci permette un confortante 31° posto.
Il sistema Salute ci assicura un ottimo 29° posto. In particolare la provincia di Messina possiede 30 posti letto per mille abitanti in Cardiologia, Cardiochirurgia e Unità coronariche (11° posto in classifica). Più scarso il numero di posti sempre per mille abitanti in Ostetricia e Ginecologia (15,40). Neanche l’oncologia va male con 10,59 posti letto per mille abitanti. In tutti questi casi i dati si riferiscono al 2019. Abbiamo poi 4,58 TAC ogni ogni 100.000 abitanti: il numero non è poi così alto ma ci assegna in ogni caso un ragguardevole 15° posto. Insomma, osservata dal lato strutturale, la nostra sanità non è messa così male. Il problema è la qualità del servizio reso che, purtroppo, ancora alimenta i viaggi della speranza.
Interessante il dato riguardante l’andamento della pandemia che vede la provincia di Messina tra quelle che hanno risentito di meno l’effetto del Covid-19. Alla data del 14 ottobre 2021 i casi registrati di Coronavirus erano 55,48 su 1000 abitanti. La nostra provincia rispetto a questa componente si colloca così al 22° posto In Italia.