Si chiude con 23 condanne il processo d’appello dell’operazione Marketplace, l’inchiesta della Squadra Mobile di Messina sul giro di droga h24 nelle palazzine di via Seminario Estivo a Giostra. Il vaglio di secondo grado riguarda gli imputati che avevano optato per il rito abbreviato, in primo grado. Per loro la Corte d’appello ha disposto parecchie assoluzioni parziali, riqualificare alcuni reati e deciso sconti di pena.
Il procuratore generale aveva sollecitato la conferma del verdetto di primo grado per quasi tutti, con qualche aggiustamento. In sostanza ha chiesto che la condanna venga ricalcolata, escludendo l’accusa di traffico di droga.
Ecco il verdetto: 14 anni e 2 mesi per Angelo Arrigo, 7 anni e 4 mesi per Paolo Arrigo, 11 anni per Vittorio Stracuzzi, 7 anni e 11 mesi per Pasquale Rossano, 8 anni e 5 mesi per Stello Rossano, 10 anni e 7 mesi per Marco Talamo, 8 anni e 10 mesi per Girolamo Stracuzzi, un anno per Beatrice Rossano, 7 anni e 8 mesi per Giuseppe Bonanno, 7 anni e 11 mesi per Gianluca Shiavash, 6 anni e 8 mesi per Carlo Pimpo, 17 anni e 8 mesi Antonino Arrigo (in continuazione con le precedenti sentenze), 7 anni e 2 mesi per a Manuela Valente, un anno e mezzo per Concetta Assenzio, 6 anni e 10 mesi per Ramona Assenzio, un anno e 5 mesi per Alessia Stracuzzi, 1 anno e 1 mese per Sandro Minutoli, 8 mesi a Daniela Monti, 7 anni e mezzo per Giosué Orlando, 4 anni e mezzo per Eugenio Sebenico, 7 anni e 4 mesi per Carmelo Prospero. Conferma della condanna di primo grado per Vincenzo Barbera e Giuseppa Paratore. Assolto Federico Russo.
A portare gli investigatori sulle tracce dello spaccio è stato l’agguato a Gaetano e Paolo Arrigo, padre e figlio, il 25 gennaio 2017. Già nel settembre 2016 un altro componente della famiglia Arrigo aveva subìto un attentato simile e, in un’altra occasione, dentro un bar, venivano esplosi colpi d’arma da fuoco verso persone lì riunite, che avevano precedenti di polizia. Tutto a Giostra. Era chiaro agli investigatori che era in corso un vero e proprio scontro per la leadership in un affare criminale del rione.
Le cimici collocate dalla polizia nelle palazzine di via Seminario Estivo, che il pentito Minardi definì appunto “la Scampia di Messina”, svelarono lo spaccio continuo, giorno e notte, negli atri e nei cortili, di cocaina, marijuana, hashish, skunk. Una “roccaforte”, munita di videosorveglianza per controllare gli accessi e, tramite schermi in casa, l’eventuale presenza delle forze dell’ordine. Per evitare presenze indesiderate, anche le vedette e il “passaparola” tra i condòmini e i clienti. Il giorno della retata è scattato anche il sequestro di denaro, auto e altri beni per 300 mila euro.