MESSINA – La scritta “Mussolini” sul palazzo Magaudda del Coppedè, appena restaurato, potrebbe rimanere. Nessuna dichiarazione ufficiale, da parte della soprintendente ai Beni culturali, l’architetta Mirella Vinci, e del gruppo d’esperti oggi impegnato in un sopralluogo, ma la scelta sembra probabile.
In questo periodo, la polemica ha investito l’ambito politico. La scritta era stata cancellata con una vernice speciale ma è riapparsa con il rifacimento, a cura della Soprintendenza, dell’edificio liberty risalente all’inizio degli anni Venti. Un edificio nel cuore del centro storico, tra le vie Cesare Battisti, Garibaldi e Castellammare. E storica sede del Pci, Partito comunista italiano, e poi dei Ds, Democratici di sinistra.
“Quel palazzo – il cosiddetto Palazzo Magaudda di via Castellammare – il grande architetto Gino Coppedè lo progettò e lo costruì fra il 1920 e il 1921. Difficilmente avrebbe potuto scriverci sulla facciata Mussolini“, sostiene la sezione messinese dell’Anpi, Associazione nazionale partigiani.
Tuttavia, se l’orientamento, per ragioni che la stessa Soprintendenza ci farà sapere, sarà quello di mantenere la scritta, appare fondamentale fornire ai cittadini una doverosa documentazione storica. Ci dovrà essere un pannello o altro strumento che, oltre a fornire informazioni sul valore del palazzo, renda noto chi era Benito Mussolini attraverso i fatti.
Un dittatore che ha soppresso le libertà. Un despota che ha arrestato gli oppositori, e alcuni sono stati anche ammazzati, e che ha portato l’Italia in guerra al fianco del nazismo, con la vergogna delle leggi razziali e numerosi crimini.
Questo è il minimo che si possa fare nel nome della Repubblica. E dei valori della Resistenza e della libertà.