Ce l’abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni; c’è chi crede che sia sempre esistita. Ma cosa sappiamo davvero sulla Stele della Madonna della Lettera che svetta sopra il porto falciforme di Messina? A qualche giorno di distanza dal 3 Giugno, nelle parole di Franz Riccobono (in corsivo) vi raccontiamo le caratteristiche e la storia di questo che a tutti gli effetti è un monumento e ch’eppure non viene considerato tale.
Per chiunque non abbia mai visto il monumento da vicino, ma soltanto a distanza, può sembrare piccolo, ma leggendone le misure su di una vecchia cartolina pubblicitaria dell’impresa Cardillo si possono comprenderne le reali dimensioni: il bastione che funge da basamento è alto dal mare metri 13,50, la stele in marmo metri 30, il globo-piedistallo della Madonna è di 2,55 (o 3) e la statua è alta più di metri 7, per un totale di 53,50 metri. La stele ha una base ottagonale di 5 metri di diametro, che si va rastremando fino a due quinti, poi prosegue dritta terminando in un capitello ottagonale decorato in ogni lato da due fioroni a rilievo. Le fondazioni dal piano di base scendono 7 metri in profondità con pilastri in cemento armato.
Alla luce di questa imponenza, risulta inverosimile che venga chiamata “Madonnina”. Una statua così grande, un vero colosso che sembra riemerso dalle antichità!
Infatti, dovrebbe essere chiamata “la Madonnona”, visto che questa statua è alta 7 metri più la sfera sottostante! È il monumento più alto dell’intera isola dedicato alla Madonna, e come statua probabilmente è la più grande della Sicilia. A una scultura di dieci metri il diminutivo non si addice, può essere semmai un vezzeggiativo.
Come opera, la Stele della Madonna ricorda molto il Colosso del Peloro che compare frequentemente nelle nostre antiche monete, la cui esatta posizione e la reale funzione sono ancora dubbie, anche se sembrerebbe essere stato un faro…
Non a caso, al momento della sua inaugurazione, la Stele venne indicata come un faro della fede dei Messinesi che illuminava la città e lo Stretto. È anche possibile entrarvi: c’è una scala interna alla colonna che conduce al belvedere posto sopra il capitello, proprio come nelle colonne trionfali romane.
È stata posizionata in un luogo strategico: siamo nella parte terminale della mitica falce cronia fondatrice della città di Messina: Crono, dopo avere evirato il padre Urano, lancia dal cielo la falce che cadendo nello Stretto crea il riparo sicuro del porto di Messina, da cui si svilupperà già in epoca preistorica un insediamento che dura fino ai nostri giorni. Proprio in prossimità del luogo in cui sorge la Stele, nel 1926 furono rinvenuti preziosi reperti e soprattutto vasellame corinzio e protocorinzio della prima fase di colonizzazione della città che l’Orsi ebbe a riferire ad un santuario votivo alla ninfa Pelorias.
C’è una continuità veramente significativa, che lascia a bocca aperta i profani! Nonostante le molte trasformazioni subìte dal Forte del Santissimo Salvatore attraverso i secoli, potremmo quasi definirlo ancora oggi un “tempio del mare”.
Proprio ai piedi della Stele, negli ambienti del “Forte Campana”, la Marina Militare ha realizzato tre distinte sale espositive: la prima dedicata all’evoluzione storica dei fari in Sicilia, la seconda dedicata agli eroi messinesi della Marina (in particolare Salvatore Todaro) e la terza sala realizzata in collaborazione con l’Associazione Amici del Museo, riguarda la cartografia storica dell’area dello Stretto di Messina, con una particolare sezione dedicata ai miti ed ai culti devozionali del mare della città o dello Stretto in cui ben figurano le diverse devozioni, le numerose Madonne Marinare (e tra queste la Madonna della Lettera) come pure San Francesco di Paola.
Molti fino a oggi, parlando della Stele, si soffermano con entusiasmo sulla sua prima accensione, dando grande rilevanza al fatto che l’abbia accesa papa Pio XI…
Probabilmente per coinvolgere il Papa nell’impresa, nelle cronache del tempo fu dato grande rilievo al fatto che fu lui ad accendere da Roma la Stele attraverso un sistema radio inventato da Guglielmo Marconi, che lo attivò da Gerusalemme. In origine però l’illuminazione era di colori diversi: la stele era illuminata di luce bianca e la Madonna di luce celeste.
Tuttavia la vera eccezionalità del monumento è un’altra. La realizzazione della stele votiva avvenne nel pieno della fase ricostruttiva della città dopo il terremoto del 1908. Sorprendente risulta il fatto che l’opera – di non breve entità – fu portata a compimento in appena sei mesi: tra il Febbraio e l’Agosto del 1934. Tra l’altro, la statua è un pezzo unico e per montarla venne fatto un castelletto con gli argani per innalzarla fino alla sommità, un’impalcatura che avvolgeva la stele e un’altra complementare dietro per issare prima la sfera e poi la statua; fu eretta quasi come gli obelischi egiziani.
Tra le curiosità da ricordare, c’è da dire che il progetto vincitore del concorso fu al tempo molto criticato dalla stampa locale che consigliava di rivederne le forme. Inoltre nel progetto originale erano previsti alcuni simboli araldici e politici (probabilmente due grandi fasci littorî e gli stemmi del Papa e dell’Arcivescovo) apposti nella parte non rastremata della stele, che però in fase esecutiva non vennero realizzati, probabilmente per non mischiare il sacro con il profano. La corona sul capo della Madonna fu apposta soltanto nel ’54, quando la forgiò il nostro arsenale.
Potremmo definire quest’ultima una scelta etica, che dimostra una certa sensibilità da parte politica anche nel periodo fascista. Comunque, vista la scarsità di tracce della Madre della Lettera a Messina, riveste particolare importanza la nostra Stele che, all’insaputa di molti, raffigura invece proprio la Gran Madre…
Oggi nelle chiese di Messina è raro trovarne raffigurazioni; persino al Duomo, della Madonna della Lettera non c’è niente. Ma questa non è la “Madonnina del porto” (come spesso viene definita), è la Madonna della Lettera, protettrice di Messina: è rappresentata nell’atto di benedire con la mano destra e con la sinistra ostentante il sacro rotolo. Non benedice il porto ma i Messinesi.
Posta all’ingresso del porto, è divenuta quasi un simbolo non solo di Messina ma dell’intera Sicilia: chi giunge nell’isola dal continente e chi transita con le navi, viene colpito dalla bellezza e dall’eleganza di questa Stele con all’apice la Madonna benedicente. È come la Tour Eiffel di Parigi, la Lanterna di Genova, la Madunina di Milano.
Vistane la rilevanza monumentale, è sommamente strano che non siano prodotte e vendute statuette di questa Madonna della Lettera come souvenir.
Negli anni ’50 circolavano dei piccoli modellini in materiale plastico o in antimonio, ma nulla di particolarmente pregiato. Però a suo tempo a monsignor Pajno qualcuno regalò una replica in scala della Madonnina in cristallo molato, forse di Fontana. Non è un gadget oggi, ma potrebbe diventare uno dei simboli della città e dimostrare l’affetto per la protettrice perpetua di Messina. Così com’è stato fatto recentemente per la Vara – la ditta Famà ne ha creato un modellino –, sarebbe auspicabile che altrettanto venisse fatto per la Stele.
A questo punto dobbiamo ricordare chi furono gli artefici di questa costruzione. Chi dobbiamo ringraziare per l’esistenza di questo monumento?Sempre nella stessa cartolina rinveniamo anche queste informazioni. Progettista e direttore dei lavori fu l’ingegner Francesco Barbaro, Direttore dell’Ufficio Tecnico Arcivescovile. L’impresa che realizzò la stele fu appunto la Fratelli Cardillo di Messina, che operò pure nella ricostruzione del Duomo. Fornì la pietra per il rivestimento della stele la dittaFratelli Artale di Trapani, probabilmente marmo di Custonaci. La fonderia che realizzò la statua era della ditta Soldati Gianni di Milano; il modello della statua fu realizzato da Tore Calabrò da Nizza, forse più capace col pennello che non con lo scalpello (autore pure del Cristo benedicente sulla scalinata di Cristo Re). Ma soprattutto, bisogna ricordare il committente, l’“Arcivescovo Ricostruttore”, S.E. monsignor Angelo Pajno, che dopo aver provveduto a ricostruire gli edifici dell’intera diocesi volle donare a Messina dei monumenti-simbolo come la Stele del porto e il Sacrario di Cristo Re e abbellire la rinnovata città.
L’inaugurazione di questo monumento fu salutata con una dedicazione letteraria dai significativi versi che riflettono il gusto del tempo.
Chiudiamo con degli estratti di questo testo celebrativo: “Usque ad sideras, usque ad inferos. Tu la vedrai a metà tra terra e cielo per raccogliere le preghiere dei Messinesi e porgerle a Dio. Essa si trova così vicina a tutte le suppliche, il suo braccio è sempre benedicente… ‘Vos et ipsam civitatem benedicimus’: queste parole che consacrò nella famosa Lettera ai Messinesi essa ripete mai stanca…”.