MESSINA – Il soffio della storia per sottrarre all’oblio pezzi di memoria. «Abbiamo aperto i cassetti della Guardia di Finanza», dice il colonnello Gerardo Mastrodomenico, comandante provinciale a Messina. Aperti i cassetti, tolta un po’ di polvere, sono riemersi tanti frammenti del passato. In primo piano la mostra “Il glorioso corpo della Guardia di finanza nella storia di Messina: dall’Unità d’Italia al 1922… e oltre”, con un’esposizione di materiale documentale e fotografico sulla storia della Gdf e particolare attenzione al disastro del 1908.
La mostra è stata inaugurata ieri (nella foto), nella cappella della chiesa Santa Maria all’Arcivescovado, in via Primo Settembre n. 117, ed è visitabile sino al 31 maggio. Si racconta la “città piagata e straziata dalla devastazione del 1908. La cesura riguardo all’esistente processo di urbanizzazione della Messina pre-1908 nei nuovi modelli di ricostruzione post-sisma. Il tributo alle vittime di poeti, scrittori e giornalisti”, si legge in un documento della biblioteca regionale.
L’iniziativa si deve alla collaborazione tra la biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo”, il museo storico del corpo e il comando regionale Sicilia della Guardia di finanza di Palermo.
Cinque divise, la più antica del 1855 e le più recenti del periodo bellico 1915-18; quindici quadri e riproduzioni fotografiche; illustrazioni, giornali e periodici; componimenti poetici di Tommaso Cannizzaro e Salvatore Quasimodo; testi sul Gran camposanto; la bandiera con il fregio; cartoline dei luoghi colpiti dal disastro e materiale iconografico. Ecco la mostra.
Molti elementi evocano, per citare Quasimodo e la poesia “Al padre”, “quel dicembre d’uragani e mare avvelenato”, tra fondo Pugliatti letterato, fondo Di Paola e il corpus della ricostruzione appartenente alla Gdf. Ha ricordato la direttrice della biblioteca regionale Tommasa Siragusa: «Ci soffermiamo sulla ricostruzione post 1908 e noi della biblioteca, su incarico ministeriale, disponiamo di un archivio enorme per tutto ciò che riguarda il terremoto messinese. La stretta collaborazione con la Guardia di finanza, in quest’occasione, ha reso ancora più preziosa la proposta culturale alla città con materiali inediti».
L’evento è stato realizzato anche grazie alla collaborazione del Museo storico della Gdf, del Comune di Messina, dell’Università di Messina e dell’arcidiocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela.
Si è pure presentato il libro “Il monumento alla regia guardia di finanza nel Gran camposanto di Messina” di Vincenzo Caruso.
Infine, stamattina, alle 10.45, con una cerimonia al cimitero, si ricorda il “Centenario dell’inaugurazione del monumento al Gran camposanto di Messina dedicato ai finanzieri periti nel terremoto siculo-calabro del 1908”.
Negli archivi, tra gli atti matricolari dei finanzieri, ha raccontato il comandante Mastrodomenico, pure la lettera di una donna al re Vittorio Emanuele III. La madre di un finanziere morto durante il 1908, unica fonte di sostentamento per la famiglia. Da qui la ricerca di uno scrigno, con i risparmi, sepolto tra le macerie.
Nella lettera, la donna chiedeva aiuto affinché questo piccolo patrimonio fosse rintracciato. E, in una catena di comandi dal centro alla periferia, c’è chi si occupò di rintracciare lo scrigno e di consegnarlo alla madre del finanziere morto.
Anche questi sono frammenti di storia, come le immagini del disastro che ritornano alla luce, sottratti all’oblio.
Con la prefetta Di Stani (nella foto) e monsignor Cesare Di Pietro, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Messina, erano presenti ieri anche il comandante interregionale dell’Italia Sud-Occidentale, generale Carmine Lopez, e il comandante regionale Sicilia, generale D. Riccardo Rapanotti.