Un volume che racconta la storia affascinante di un “alimento povero” che lentamente conquista l’élite e ne diventa principe. La via italiana dello stoccafisso, presentato stamattina nella sala della città Metropolitana, a cura dell’Accademia dello Stoccafisso. Presenti al tavolo il delegato alla cultura della Metrocity Filippo Quartuccio, lo chef Enzo Cannatà, il prof Rosario Montenbianco Abenavoli Univarsità Magna Grecia (CZ), l’arch. Antonio Longo, già sindaco di Mammola, Rosario Previtera agronomo ed esperto di sviluppo locale e promotore della Nutraceutical Academy. A moderare l’incontro uno dei curatori del libro, Nino Cannatà.
Lo stoccafisso ha saputo “invadere” le cucine e il palato degli intenditori più raffinati perché capace di coniugarsi con i più svariati sapori e profumi. “Una sperimentazione – ci riferisce lo chef Cannatà – che ha prodotto accostamenti interessanti, ad esempio con il bergamotto di Reggio Calabria, ma senza tralasciare sapori più tradizionali come quelli legati al pomodoro e al peperone. Insomma, lo abbiamo riscoperto nonostante sul nostro territorio sia radicato da tempo forse grazie ad legame con il patrimonio enogastronomico del Mediterraneo che si stringe sempre di più.”
“E’ un prodotto che ha mille anni di storia, questa ricerca raccolta poi nel volume presentato oggi ha dimostrato infatti che giunge in Italia, grazie ai Normanni, mille anni prima della data fino adesso conosciuta, il 1400. Quindi non più grazie ai veneti come racconta la storia che “tirarono” fuori il prodotto dalla nave naufragata guidata dal comandante Pietro Querini nelle isole norvegesi Lofoten. Un grande cammino anche economico se pensiamo a tutte le realtà nate intorno a questo prodotto. Oggi possiamo considerare la nostra provincia, con la presenza di Mammola e Cittanova, sicuramente un’eccellenza nella via italiana dello Stoccafisso” – conclude Previtera.