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L’Accademia Filarmonica inaugura alla grande la stagione con un’orchestra sinfonica

MESSINA – Sabato scorso ha avuto inizio la stagione concertistica al Palacultura, portata avanti con grande merito e impegno dalle tre prestigiose Associazioni musicali, Filarmonica Laudamo, Accademia Filarmonica e Associazione “V. Bellini”, che anche quest’anno offrono un programma ricco, variegato e di elevato valore artistico. Quest’anno è toccato all’Accademia Filarmonica inaugurare la stagione, è lo ha fatto nel migliore dei modi, con una eccellente orchestra (evento ormai raro nella nostra città), che ha proposto un programma di grande interesse, incentrato per lo più sul romanticismo musicale tedesco.  

Il presidente, il magistrato in pensione Marcello Minasi, ha salutato e ringraziato il numeroso pubblico, con l’augurio che la musica possa rappresentare uno strumento di pace, in questi tristi periodi di guerre che stiamo vivendo. La direttrice artistica, professoressa Grazia Maria Spuria, dopo un breve cenno sul programma della stagione, ha voluto dedicare il concerto, non senza un momento di commozione, a Maria Pizzuto, professoressa e pianista, assidua frequentatrice dei concerti, purtroppo recentemente scomparsa.

Protagonista della serata una orchestra di tutto rispetto, la North Czech Philarmonic Teplice, una delle più antiche orchestre europee, diretta dal M° Alfonso Scarano.

L’Orchestra ha iniziato la sua performance con l’esecuzione dell’Overture “Egmont”, di Ludwig Van Beethoven. Si tratta, insieme a “Coriolano” e “Leonore III”, di una delle più belle, famose ed eseguite overture del musicista tedesco. L’Overture fu concepita come introduzione sinfonica, insieme ad altri brani, del dramma teatrale di W. Goethe. Il poeta tedesco purtroppo si dimostrò abbastanza freddo riguardo alla partitura beethoveniana, probabilmente anche a causa di una serie di mediocri musicisti del tempo che lo consigliarono e influenzarono negativamente. La partitura è invece uno dei brani sinfonici più riusciti di Beethoven, con uno splendido incipit, grave e tragico, uno sviluppo ritmato e coinvolgente, ed un impressionante finale trionfale. Straordinaria l’esecuzione dell’Orchestra, che ha sfoggiato un perfetto unisono degli archi, una profondità di espressione, la perfetta scelta dei tempi, anche grazie ad una direzione di 𝐀lfonso 𝐒carano, precisa e intensa, condotta con gesti sobri e misurati.

La prima parte del concerto è proseguita con l’esecuzione del Concerto per violino e orchestra n.1 op. 26 di Max Bruch, con al violino solista un’altra strepitosa artista, 𝐆iulia 𝐑imonda.

. Si tratta probabilmente dell’unica composizione rimasta ancora nel repertorio concertistico di questo autore tedesco del tardo romanticismo, pur essendo un’opera giovanile. La popolarità di questo brano è dovuta alla liricità e plasticità dei temi, molto cantabili, piacevoli, accattivanti. Dopo il primo movimento “Preludio. Allegro moderato” dal sapore romantico che tradisce l’ispirazione al più celebre concerto di Mendelssohn, segue un “Adagio” caratterizzato da un canto lirico del violino solista, mentre l’ultimo movimento “Finale. Allegro energico”, la cui affinità al ben più celebre ultimo movimento del Concerto per violino di Brahms è fin troppo palese, è ricco di temi briosi che danno l’opportunità al solista di sfoggiare tutte le sue abilità virtuosistiche. Davvero eccellente l’interpretazione della giovane violinista, che ha eseguito il brano esibendo una totale padronanza dello strumento, in particolare nei numerosi passaggi virtuosistici, ma anche una eccezionale sensibilità nei momenti lirici, mentre l’Orchestra ha confermato le qualità già esposte.

𝐆iulia 𝐑imonda, molto applaudita, ha offerto al pubblico un meraviglioso bis, l’“Allemanda” dalla Partita n. 2 in re minore di Bach, la più celebre di quelle composte dal musicista tedesco (quella con la “Ciaccona”), capolavoro straordinario, del quale la violinista ha fornito un’interpretazione di grande intensità.

La seconda parte del concerto è stata dedicata alla Sinfonia n. 3 in la minore, op. 56 “Scozzese” di Felix Mendelssohn.

Delle cinque sinfonie composte dal musicista tedesco, in realtà la Scozzese è l’ultima, anche se reca il numero 3, e costituisce probabilmente, insieme al concerto per violino, la vetta più alta raggiunta da Mendelssohn in campo sinfonico.

La sinfonia nacque ispirata dalle impressioni riportate dal musicista in seguito al suo viaggio in Scozia, terra che lo impressionò enormemente, come risulta da alcune lettere alla sorella Fanny. Ed infatti, affascinato dagli splendidi paesaggi scozzesi, il musicista compose anche un altro splendido e famoso brano sinfonico, l’Overture “Le Ebridi”.

La Sinfonia “Scozzese” è costituita da un primo movimento “Allegro un poco agitato”, preceduto da una introduzione “Andante con moto”. Tutto il movimento è pervaso da una densa liricità, a volte malinconica e misteriosa, che risente delle suggestioni dei brumosi paesaggi Scozzesi.

Il secondo movimento “Vivace non troppo” ha un carattere brioso e fantastico, mentre il terzo, “Adagio”, anch’esso esteso, si ripiega in un canto quasi in forma di marcia funebre. Infine, l’”Allegro vivacissimo” ci trascina vorticosamente in una atmosfera gioiosa, che si conclude magistralmente con un solenne “Allegro maestoso assai”.

Entusiasti applausi del pubblico, prima dell’esecuzione dell’ultimo breve brano, quasi un bis ma inserito nel programma, “Furiante”, l’ultimo (e forse più riuscito) pezzo tratto dalla “Suite ceca” di Antonin Dvorak, una danza popolare boema, omaggio al più grande compositore della terra di questa straordinaria Orchestra.