di Marco Olivieri
MESSINA – Una cosa è sostenere che l’organizzazione della macchina comunale, nella gestione dei disservizi idrici, abbia molti limiti. E che più di una volta il sistema, nelle risposte agli utenti, vada in tilt: o al telefono o nell’assistenza. Altro è affermare che ci sia dolo o volontà politica nel tenere Messina sotto scacco sul piano dell’emergenza acqua.
Scrive la senatrice Dafne Musolino: “Di fronte alle conclusioni del Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti che, in una nota, ha chiarito come Messina non subisca alcuna riduzione di portata idrica dalle sue fonti di approvvigionamento, restano sul campo le nostre domande. Ed è ora che il sindaco risponda seriamente a queste domande, che sono le domande di tutti i messinesi: dove va a finire l’acqua di Messina? Perché a fronte di una portata che la stessa Amam dichiara pari a 1.010,33 litri/secondo, Messina è senza acqua da mesi (e comunque già da prima del mese di giugno 2024)? A che cosa sono serviti i 5 distacchi generali per i lavori eseguiti da Amam sulla conduttura nello scorso inverno e primavera? Perché il sindaco ha chiesto un aumento della portata dal sistema Bufardo-Torrerossa se, al momento della richiesta, secondo le rilevazioni ufficiali eseguite dagli stessi tecnici Amam, non c’era alcuna riduzione della fornitura idrica e la stessa Amam motivava la richiesta parlando di un eventuale scostamento futuro, mentre in città la crisi idrica era già conclamata?“.
Le domande sono legittime ed è bene che si faccia chiarezza. Tutto serve, però, alla cittadinanza tranne che un clima di balcanizzazione della politica messinese e di sospetti. Un clima che non serve per fronteggiare l’emergenza e rispondere ai bisogni delle persone.
Il sindaco Basile, dopo la nota del Dipartimento regionale inviata alla stampa dall’ex sua assessora Musolino, sentirà probabilmente ancora di più il peso di una Regione che, a torto o a ragione, considera ostile politicamente. Come una conferma della lontananza del centrodestra siciliano da una città espressione del mondo di De Luca, con un apparato regionale che scarica sui Comuni i suoi limiti.
Ma quello che conta, lo ribadiamo, è l’interesse generale. Occorre venire incontro a quei cittadini che, anche in queste ore, segnalano al nostro giornale disservizi nella gestione e nel supporto idrico. Lo sappiamo che una rete colabrodo non aiuta. E proprio per questo non dobbiamo perdere di vista chi è senz’acqua. In poche parole, si deve aiutare con più efficacia chi vive l’emergenza idrica a Messina e risolvere una volta per tutte il problema. O intanto attenuarlo sensibilmente. A questo serve la politica.
Il conflitto è il sale della democrazia. La balcanizzazione della politica porterà però solo a contare “morti” e “feriti” senza risolvere i problemi. Il timore è che nella grande confusione sotto il cielo si perda di vista il senso vero dell’amministrare: migliorare la realtà e rispondere alle necessità delle persone. Sarà ovvio ma, purtroppo, non è così scontato.