Per anni primaria di Psichiatria al Piemonte, la donna è morta a causa di un incendio scoppiato nella sua casa di Fondo Basicò
“La tua carriera inizia sui giornali, e ci hai voluto sorprendere ancora così per la tua fine: sui giornali”. Caterina Arena è morta martedì sera, al Centro Grandi Ustioni dell’ospedale Cannizzaro di Catania, dov’era stata trasportata perché rimasta ferita durante un incendio nella sua casa di Fondo Basicò, in zona Cristo Re, a Messina.
La cugina, Valentina Sturniolo, con un post Facebook, ricorda una donna anticonformista, che ha vissuto pienamente.
Le visite a Salina
“Era il 1975 e una bellissima dottoressa poco più che ventenne fa parlare di sé in tutta Italia – racconta -. Proviene da un’umile famiglia messinese, ma decide che lei vuole un futuro diverso e si iscrive all’università. Si laurea in Medicina e Chirurgia in 6 anni esatti, con 110 e lode e consegue prima la specializzazione in Pediatria e poi in Neuropsichiatria Infantile. Caterina è emancipata e indipendente e, mi confidò una volta, ne pagò le conseguenze per questo. Viene assunta per fare il medico condotto a Salina e parte per uno dei suoi primi incarichi. Amava il mare: iniziava a fare bagni a maggio e finiva ad ottobre, sapeva cogliere l’attimo e godersi la vita sempre. Scende in spiaggia in bikini e, all’occorrenza, per visitare i pazienti, si mette addosso il camice bianco ed apre l’ambulatorio. Una, due, tre volte, fino a quando viene licenziata. Finirà così sui giornali italiani per questo “scandalo”, imperdonabile ad una donna di quegli anni. Ma Caterina se ne frega del giudizio della gente, intraprende azione legale contro l’Asl e la vince. La sentenza risuonerà per tutta Italia: “Non è reato visitare in bikini””.
Il Kenya e Chernobyl
“Caterina viaggia molto, in tutto il mondo e quando torna a Messina racconta dei suoi viaggi. Spesso la aspettavo nella sua stanza, al reparto psichiatria, all’ospedale Piemonte, dove era diventata primaria. Era conosciuta per il suo carattere forte, con la sua psicoanalisi non richiesta. Ma era buona, generosa con tutti, onesta e amava quello che faceva. Più volte ha dato il suo contributo in Kenya, come medico e con le sue donazioni per costruire pozzi e scuole, ha anche preso in affido bambini provenienti da Chernobyl. Si è dedicata anche alla pittura e, alla soglia dei 70 anni, ha trovato il coraggio di lanciarsi con il paracadute. Nonostante la sua vita intensa, però, si sentiva sola. Nella sua vita ha sempre dato e non si è messa mai nelle condizioni di ricevere. Più di una volta da ragazza, ho pensato che, in un’altra vita, tu fossi stata Giovanna D’Arco. Per il temperamento, il coraggio, l’essere rivoluzionaria. Come te ne sei andata, quasi, mi hai tolto il dubbio”.