MESSINA – Non è servito organizzare le giuste coincidenze tra gli aliscafi e i treni veloci. Non è servito neanche dare la possibilità di acquistare sul sito di Trenitalia, oltre al biglietto del treno, anche quello dell’aliscafo, in un’unica volta. Per un paio di piccoli passi avanti, si resta sempre indietro perché, nel 2019, continuano ad accadere cose assurde.
Accade ad esempio, come ieri mattina, che l’aliscafo delle 6.20 tardi la partenza e che, invece che arrivare alle 6.40, non faccia in tempo per far prendere ai passeggeri il Frecciargento delle 6.58. Questione di pochi minuti, ma chi se ne frega dei passeggeri messinesi: loro restano a piedi, il treno parte.
Da Bluferries a Blujet non è cambiata la musica, solo il nome della società. Che resta diversa da Trenitalia, pur facendo parte dello stesso gruppo. Ma, tra loro, non si parlano o si parlano a vuoto.
“Di solito l’aliscafo è efficientissimo e in venti minuti porta alla stazione di Villa – racconta una nostra lettrice, Giovanna Risitano -. Ma ieri mattina ci viene comunicato dal comandante che la Capitaneria ha bloccato il mezzo, per dare la precedenza alla manovra di una nave da crociera che doveva entrare in porto (peraltro giunta a Messina con più di un ora di anticipo). Viene bloccato un mezzo veloce, che svolge un pubblico servizio, che avrebbe impiegato circa tre minuti per uscire dal porto, per favorire manovra e attracco della nave da crociera che ha impiegato 30 minuti. La conseguenza è che siamo arrivati a Villa in ritardo e ben 58 persone abbiamo perso il treno per Roma, tutto ovviamente non rimborsato da nessuno. Molti hanno dovuto rinunciare al viaggio, altri hanno dovuto ripagare il biglietto, altri non sono potuti partire perché non c’erano più posti nelle coincidenze da Roma per altre destinazioni. A nulla è servita la telefonata del comandante per cercare di fermare il treno qualche minuto, poiché il capotreno ha dichiarato di non potersi assumere questa responsabilità. Blujet e Trenitalia fanno parte dello stesso gruppo ma sembra che tra loro non vi sia alcun contatto”.
Fin qui la storia. Poi le domande di sempre: “E’ normale tutto ciò? Dove sta la continuità territoriale? Che tipo di servizi abbiamo noi isolani che oltre a pagare per intero biglietti di ogni tipo per poter raggiungere il “continente” non siamo neanche tutelati e non abbiamo alcuna sicurezza? Ma soprattutto di chi è la colpa?”.
Domande che restano senza risposta. Mentre nel 2019, neanche fossimo nell’800, i passeggeri sono costretti a viaggi lunghissimi, ritardi, continui disservizi. Basterebbe poco per risolvere questo problema. A nessuno, a quanto pare, sembra importare.